
Un dipinto dalla storia tormentata, nonostante la firma di uno dei più grandi pittori del ’900. “La fuga in Egitto”, enorme affresco ad acrilico realizzato al Sacro Monte da Renato Guttuso, l’artista siciliano che visse a lungo in una villa nel rione di Velate, fu inaugurato il 26 novembre 1983. All’epoca il pittore de “Le figlie di Loth” e altri capolavori della contemporaneità, viveva e lavorava in città da vent’anni. Guttuso (qui al Sacro Monte. Con lui c’è anche Giulio Andreotti) si dedicò all’opera per quasi un mese e mezzo, dall’inizio di settembre alla metà d’ottobre. Varesini e pellegrini poterono assistere dal vivo alla creazione del grande murale, che si trova sulla parete a fianco della terza cappella, lungo la salita che porta al santuario mariano.
“La fuga in Egitto”, i cui vivacissimi colori mediterranei contrastano con le tonalità tenui che ammantano il paesaggio circostante, prese il posto di un affresco del Nuvolone del diciassettesimo secolo, andato perduto dopo una serie di restauri. All’inaugurazione dell’opera, voluta da don Pasquale Macchi, allora arciprete del Sacro Monte dopo aver terminato il suo incarico come segretario personale di papa Paolo VI, partecipò lo stesso pittore, insieme al suo collaboratore Amedeo Brogli. Quel giorno gli fu assegnata anche la cittadinanza onoraria. Da allora l’affresco, oltre a essere rimasto per anni nascosto dalle lamiere di un cantiere infinito, è stato oggetto di piccoli interventi ma ha pagato un alto prezzo all’azione degli agenti atmosferici, tanto che da tempo si andava sollecitando da più parti un suo restyling complessivo che lo porti all’antico splendore.