Alessandro Maja, via al processo per la strage di Samarate. "Non ci ha neanche guardato"

Varese, l'architetto in aula: uccise la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia lo scorso 4 maggio. Assente l'unico sopravvissuto, il figlio Nicolò. Le amiche di Stefania: "Erano una famiglia normale"

Samarate (Varese), 12 gennaio 2023 - Si è aperto oggi il processo a carico di Alessandro Maja, il geometra che nel maggio scorso aveva sterminato la famiglia. Nell’aula Falcone e Borsellino del Tribunale di Busto Arsizio erano presenti il padre e il fratello di Stefania Pivetta, la moglie massacrata insieme alla figlia Giulia dall'uomo lo scorso 4 maggio. Maja, imputato per strage, omicidio e lesioni gravissime, è apparso dimesso, lento e assente con lo sguardo basso in aula non ha mai incrociato gli occhi dei parenti e delle amiche della moglie, presenti in aula che poco prima di entrare hanno parlato alla stampa.

La dinamica e le indagini

Secondo le indagini Maja avrebbe aggredito prima la moglie, nella loro camera da letto, poi la figlia, entrambe uccise nel sonno, e infine Nicolò. Quest'ultimo, nonostante le gravissime ferite riportate, é sopravvissuto anche se sta ancora lottando con le conseguenze dell'aggressione. Appena diplomatosi pilota, operato più volte, solo nelle scorse settimane Nicolò é tornato a casa, dai nonni e dallo zio. Le ragioni del folle gesto di Maja, ad oggi, non sono ancora emerse. Si ipotizzava una reazione a una possibile separazione chiesta dalla moglie, ma smentita dai genitori di lei, di possibili guai economici, scongiurati però dalle verifiche degli investigatori.

Le amiche di Stefania: "Non erano in crisi"

"Alcune di noi l'avevano vista il giorno prima. Ci aveva detto di aver avuto una giornata difficile, ma non era in crisi con il marito. Erano una famiglia normale. Non riusciamo a capire perché ce l'abbia portata via". Nessun faccia a faccia invece con l'unico sopravvissuto alla strage, il figlio Nicolò, 24 anni e vivo per miracolo dopo aver lottato mesi fra la vita e morte, rimasto a casa e al quale il padre dal carcere ha scritto numerose lettere.

Alessandro Maja

L'assenza del figlio Nicolò

"Nicolò stamattina dormiva quando siamo usciti, lo abbiamo lasciato tranquillo", ha spiegato Mirko Pivetta, lo zio, fratello di Stefania. "Voleva venire, ma per il momento é meglio lasciarlo tranquillo. Ci saranno tempi e modi, prima o poi dovrà venire a testimoniare e dovrà vedere suo padre, ora gli lasciamo il suo tempo". Una volta in aula, poco prima della comunicazione del rinvio, Mirko Pivetta ha detto di aver guardato Maja, ma che lui "non ci ha rivolto neppure uno sguardo". Poi ha concluso: "Rivederlo in aula é stato strano". 

Il rinvio del processo

"Non mi ha neppure guardato in faccia ma avevo tante cose da dirgli" ha spiegato Giulio Pivetta, padre di Stefania, nonno di Giulia e Nicolò Maja. "Perché, solo sapere perché é arrivato a fare una cosa del genere", ha aggiunto Mirko. Il processo è stato immediatamente rinviato alla prossima udienza dopo la scomparsa dell'avvocato Manuel Gabrielli, legale difensore Maja. L'incarico é stato assunto dall'avvocato Fabiana Contento, moglie di Gabrielli. Si torna in aula il 27 gennaio.