Giallo a Sesto Calende: "I killer di mia mamma sono ancora liberi"

Lo sfogo del figlio: sono diventato investigatore per cercare la verità. Dalla giustizia non si muoveva nulla

Maurizio Fantoni, figlio della vittima, durante i nuovi accertamenti nella villetta

Maurizio Fantoni, figlio della vittima, durante i nuovi accertamenti nella villetta

Sesto Calende (Varese), 21 novembre 2020 - «Per cercare la verità sulla morte di mia madre sono diventato un investigatore. Da parte della giustizia non si muoveva niente. Mia madre è stata uccisa e i suoi assassini sono liberi". Maurizio Fantoni, imprenditore nel settore della sicurezza, è il figlio di Maria Luisa Ruggerone, 88 anni, ex primario di anestesia e rianimazione, ex capo del Centro veleni del Niguarda di Milano, Titti per parenti e amici, trovata morta nel suo villino di Sesto Calende il 14 luglio di un anno fa. "Mio padre è stato primario di anestesia, rianimazione e terapia intensiva all’ospedale San Carlo di Milano ed era specializzato in cardiologia. Avrebbe voluto essere presente all’autopsia, ma non gli è stato permesso. Ha subito dissentito dalla diagnosi di ‘peritonite stercoracea’. Una persona priva di altre patologie non muore di peritonite in sole due ore. L’emorragia è interna, nella casa di mia madre c’era sangue dappertutto".

Sua madre stava bene? " Sì. Aveva una vita tranquilla. Si alzava alle 7.30. Prendeva il caffè. Innaffiava i fiori, le piante. Come tutte le domeniche aveva prenotato il pranzo in un agriturismo di Taino. Era di una precisione incredibile. Se ci fosse stato un contrattempo, avrebbe telefonato per annullare la prenotazione. Alle 14.30 la signora dell’agriturismo, non vedendola, l’ha chiamata".

La mamma ha risposto? "Sì, ha spiegato alla signora di avere ricevuto la visita inaspettata di amici inglesi. Invece, forse, era bloccata dai criminali. O si trovava sotto choc. Oppure non ha parlato per la vergogna di quello che era successo. Una cosa è certa: su mia madre si è scatenata una violenza inumana, bestiale. Credo che uno dei suoi ultimi atti sia stato mettere nella lavatrice il tappetino rosa del bagno. Quando l’ho tolto, si vedevano le macchie di sangue. È risalita, spossata. Si è seduta sul divano dove è rimasta una enorme chiazza ematica. L’ho trovata lì".

E dopo? " Non ci sono mai state indagini. Le ho fatte io. Ho chiuso la casa di Sesto Calende perché tutto doveva rimanere fermo, cristallizzato, al giorno della morte. Il primo a cui ho chiesto un parere è stato Alessandro Meluzzi. Anche lui concordava sul fatto che la mamma fosse stata aggredita, immobilizzata e avesse subito una violenza terribile. Da Meluzzi ho avuto le dritte per costituire il pool di veri professionisti che mi segue: il medico legale Rita Celli, il biologo forense Pasquale Linarello, ex ufficiale del Ris, gli avvocati Massimiliano Cattano e Andrea Belotti, l’investigatore privato Michele Rizzo. Mi sono rivolto ai media. Ringrazio la trasmissione ‘Quarto Grado’ e in modo particolare il giornalista Marco Gregoretti".

E adesso, dopo la seconda autopsia e il sopralluogo nella casa? "Le acque si sono smosse. Spero che le indagini si mettano in moto e con anche un po’ di fortuna si possa assicurare alla giustizia questi criminali. Criminali che sono liberi e potrebbero avere commesso altri delitti. I vicini di mia madre sono preoccupati, per non dire terrorizzati".