Varese, 15enne sequestrato: i 4 coetanei aguzzini accusati di tortura

Il delitto di tortura viene contestato "alla luce del verificato e comprensibile trauma psichico cagionato nella giovane vittima"

Baby gang

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Varese, 22 novembre 2018 -  Dovranno rispondere anche del reato di tortura i 4 ragazzini di Varese, tra i 14 e i 15 anni, in cella al Beccaria di Milano per aver rinchiuso in un garage e torturato un 15enne per recuperare un preteso credito di droga da un amico della vittima. Lo ha scritto in una nota il procuratore dei Minori di Milano Ciro Cascone che coordina le indagini con il pm Sabrina Ditaranto. I quattro adolescenti, tre italiani e uno di origini ivoriane, frequentano le medie o la prima classe delle superiori con percorsi di studio "non regolari". 

Il delitto di tortura, di recente introdotto, viene contestato "alla luce del verificato e comprensibile trauma psichico cagionato nella giovane vittima". "E' stato accertato che la giovanissima vittima - scrive il procuratore nel comunicato - il 9 novembre scorso è stata minacciosamente avvicinata da quattro coetanei e condotta presso un garage nel quale è rimasta rinchiusa per circa 3 ore e mezzo". Qui, il minore e' stato sottoposto a "percosse, minacce e sevizie". Stando alle indagini, "dopo essere stato legato su una sedia con cavi d'acciaio, è stato a più riprese percosso dai quattro indagati; spogliato a torso nudo e senza scarpe, gli è stata versata addosso acqua gelida e sapone liquido sugli occhi; gli è stato mostrato un coltello, la cui lama è stata appoggiata sulla mano immobilizzata, minacciandolo di tagliargli un dito; alcuni colpi gli sono stati inferti, con intento minaccioso, con un bastone ferrato; uno dei sequestratori si è temporaneamente assentato, promettendo di ritornare con i pitbull di una parente, che sarebbero stati aizzati contro la vittima; gli veniva avvicinato un accendino con una bomboletta di gas minacciando di dargli fuoco; più volte il giovane sequestrato è stato minacciato di essere trattenuto nel garage a oltranza, fino alla morte".

Le invocazioni di aiuto del ragazzo "sono state tacitate con la minaccia di sigillargli la bocca con nastro adesivo, così rendendo difficoltosa anche la respirazione". La liberazione è arrivata "solo a fronte di ulteriori percosse e reiterate promesse di silenzio" e dopo avergli portato via il telefono e un orecchino.