IVAN ALBARELLI
Cronaca

Senza stipendio da 5 mesi. I prof: "Adesso pagateci"

Alzano la voce cinque docenti precarie al professionale Verri di Busto Arsizio. I fondi stanziati da Roma ci sono ma da ottobre salari e tredicesima non arrivano.

Da cinque mesi senza lo stipendio. E adesso la pazienza è agli sgoccioli. Cinque insegnanti precarie dell’istituto professionale Verri di Busto Arsizio stanno facendo sentire la loro voce in questi giorni per chiedere di ricevere le sei mensilità di cui non c’è traccia dallo scorso autunno. In pratica gli stipendi da ottobre compresa la tredicesima. Cifre che si aggirano intorno ai novemila euro. Denaro che per la maggior parte di loro è ormai una questione di sopravvivenza, mentre i conti correnti settimana dopo settimana si assottigliano. Come per Elena (nome di fantasia: tutte e cinque vogliono restare anonime), 28 anni, siciliana in trasferta. Prof di francese a tempo pieno con otto classi da gestire in sostituzione della docente di ruolo in maternità. Contratti, i suoi, che vengono rinnovati ogni due o tre mesi a seconda dei certificati medici della collega assente. "Ho lasciato il monolocale trovato a Busto – racconta – per il quale pagavo 500 euro al mese d’affitto più le spese. Non me lo posso più permettere, e ora mi appoggio a degli amici di Milano che mi ospitano".

Le vite personali dietro a una cattedra. C’è quella di un’altra insegnante "che non vede il figlio di 18 mesi perché non può pagarsi il viaggio in Puglia". C’è chi ha figli minorenni a carico. "Prima di arrivare qui a Busto Arsizio ho lavorato in una scuola in Sicilia e poi a Milano, e sono sempre stata pagata con puntualità. È la prima volta che mi capita una situazione del genere".

Quella del Verri sembra in effetti essere una vicenda unica nel suo genere. I prof hanno più volte chiesto spiegazioni alla preside, alla sua vice, alla segreteria. Si sono rivolti anche alla Tesoreria dello Stato a Varese. Ogni volta, però, sono stati “rimbalzati“ ora con delle spiegazioni fumose ("i ritardi sono causati dal malfunzionamento della piattaforma informatica") ora con delle risposte evasive. "Abbiamo avuto la conferma che i fondi stanziati dal ministero per pagarci ci sono", sottolinea Elena. "Parliamo ai ragazzi di Costituzione e rispetto dei diritti e noi ci vediamo calpestato il sacrosanto diritto alla retribuzione".