REDAZIONE VARESE

"Sei agenti aggrediti e incendi appiccati in cella"

Agenti aggrediti e fiamme in cella. Torna sotto i riflettori il carcere di Busto Arsizio. Spiega Alfonso Greco, segretario...

A Busto Arsizio due detenuti stranieri hanno distrutto la loro cella con ripetuti roghi e ferito sei poliziotti Il Sappe: «Occorrono atti concreti»

A Busto Arsizio due detenuti stranieri hanno distrutto la loro cella con ripetuti roghi e ferito sei poliziotti Il Sappe: «Occorrono atti concreti»

Agenti aggrediti e fiamme in cella. Torna sotto i riflettori il carcere di Busto Arsizio. Spiega Alfonso Greco, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe): "L’altra sera due detenuti stranieri, uno dei quali arrivato poche ore prima da un altro istituto, hanno distrutto la loro cella appiccando ripetuti incendi e cercando di colpire gli agenti della Penitenziaria lanciando pezzi di arredo. Tra un rogo e l’altro hanno allagato la cella e il corridoio della sezione".

"Quando la Penitenziaria ha aperto la cella ed è entrata per fermarli – prosegue Greco – i due si sono scagliati contro gli agenti. Alla fine sono stati bloccati ma sei poliziotti sono rimasti feriti, uno dei quali dimesso dall’ospedale con 15 giorni di prognosi per la rottura di una costola".

Il sindacalista denuncia: "Siamo preoccupati dall’alto numero di eventi critici che si registrano in carcere. Ma ci aspettiamo efficaci provvedimenti contro coloro che si rendono responsabili di queste inaccettabili violenze, anche perché si verifica un effetto emulativo per gli altri detenuti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale così come risse, autolesionismo e tentati suicidi sono all’ordine del giorno. Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità ai circuiti penitenziari, intervenendo in primis sul problema del sovraffollamento. Certo non servono indulti o amnistie bensì maggiore severità contro chi aggredisce e offende gli agenti di Polizia penitenziaria". Donato Capece, segretario generale del Sappe, riconosce un cambiamento nel clima politico attuale.

"Dobbiamo dare atto che, rispetto al passato, l’attuale Governo e l’Amministrazione Penitenziaria hanno mostrato maggiore ascolto e sensibilità nei confronti delle criticità del settore. Ma proprio per questo ci aspettiamo di più. Serve uno sforzo ulteriore, più deciso e strutturale, perché non bastano le buone intenzioni: occorrono atti concreti, urgenti e coraggiosi. Bisogna rivedere l’organizzazione delle carceri, classificandole in tre livelli, differenziando così anche le forze e le professionalità".