
Da venti giorni, Agnese De Bortoli, infermiera, coordinatrice infermieristica della Neonatologia e Pediatria presso l’ospedale di Saronno, fa parte della task force di professionisti dell’Asst Valle Olona che sta prestando la sua opera in un modulo di Terapia intensiva nell’ospedale allestito in Fiera a Milano dove sono ricoverati i pazienti Covid. "Un mese fa - racconta - ho deciso di proporre la mia candidatura, non sapevo che cosa comportasse ma ero certa che potesse essere un’esperienza professionale e di vita che avrei potuto cogliere e così ho fatto". Nella prima fase di emergenza sanitaria era stata assegnata ai reparti Covid dell’ospedale di Saronno, quindi era pronta per la nuova esperienza a Milano.
"L’impatto con la nuova struttura – continua – è stato forte. È maestosa, all’interno sono stati creati i moduli, le sezioni allestite dalle varie Asst dove sono ricoverati i pazienti affidati alle nostre cure". Nel modulo in cui lavora l’infermiera ci sono 14 pazienti. "Intorno a ogni paziente – prosegue il suo racconto- è un brulicare di luci, di suoni, di allarmi tipico delle terapie intensive, è un mondo tecnologico a supporto". Nello spazio protetto si accede indossando i dispositivi di protezione. Tuta, mascherina, visiera, tre paia di guanti, completamente bardati si lavora per dodici ore, con una piccola pausa per rifocillarsi e cambiare la mascherina. Per Agnese De Bortoli entrare in un mondo sconosciuto "è stato un impatto professionale ed emotivo molto forte". Ricorda che i primi giorni non sono stati facili, ma preziosa è stata la vicinanza di colleghe esperte che l’hanno addestrata. Ora può dire che "il tempo scorre in armonia".
Nel modulo i pazienti sono sedati. Non comunicano. "Questo – fa rilevare – è uno dei disagi che ho percepito. Nessun rapporto con loro, nessun parente, nessun riferimento, i contatti con le famiglie sono tenuti dai medici che si alternano nella zona verde". Da 20 giorni Agnese De Bortoli è accanto ai pazienti Covid ricoverati nell’ospedale in Fiera. "Non so quanto continuerà questa mia esperienza – dice – ma sono certa che dopo la prova iniziale porterò con me un buon ricordo". Resta l’auspicio di tornar presto "ad assistere e coccolare i neonati con le mie infermiere, il mio primario, nel mio ospedale di Saronno". Dopo tanto dolore il desidero di tornare a sentire i vagiti della vita che nasce.
Rosella Formenti