
La farmacista mentre porta via scatole di materiale destinato a essere rivenduto
Saronno (Varese), 7 giugno 2020 - «Se ti chiamano e ti chiedono se hai qualche pila tu gli dici di sì ma gliele fai pagare 200 euro l’una". Sono le parole di Sara Veneziano da cui emerge la spregiudicatezza con cui, con il complice, l’imprenditore brianzolo Andrea Arnaboldi, gestiva il passaggio di lame e batterie per laringoscopi acquistati e pagati dall’ospedale di Saronno ma poi rivenduti ad altre strutture sanitarie, ignare della loro provenienza illecita. Il cinismo dei due protagonisti della vicenda emerge in diverse telefonate intercettate, in cui parlano di un rialzo dei prezzi in seguito all’emergenza coronavirus.
Non solo le esigenze dei reparti Covid venivano usate come pretesto per velocizzare gli ordini ma anche come motivazione per alzare i prezzi. In una circostanza Arnaboldi rimarca il rischio di una denuncia per prezzi fuori mercato ma Veneziano gli ricorda i costi saliti di mascherine e igienizzante e così si accordano per un valore comunque più alto. Un traffico fermato venerdì prima delle 7 quando il nucleo investigativo dei carabinieri di Varese e i finanzieri di Saranno hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Busto Arsizio nei confronti di Sara Veneziano,la 59enne farmacista dirigente all’ospedale di Saronno, e di Andrea Arnaboldi, un 49enne di Barlassina, amministratore di una società specializzata nella vendita di dispositivi medici.
Il reato contestato è peculato in concorso a cui si aggiunge quello di autoriciclaggio per l’uomo. L’inchiesta è partita nell’autunno scorso con una segnalazione dei dirigenti responsabili della farmacia ospedaliera di Saronno e dell’Asst Valle Olona arrivata dopo aver rilevato una serie di ordinativi anomali a firma della farmacista e aver visto i pacchi che custodivano la strumentazione nell’ufficio della donna. Sono state installate microcamere, effettuati servizi di pedinamento e intercettazioni. Con i riscontri si è scoperto che la dirigente acquistava presidi medici facendoli apparire come ordini effettuati nell’interesse e per conto dell’ospedale, addebitandone i costi all’ente pubblico, mentre successivamente li consegnava all’imprenditore, il quale, attraverso la società, li rivendeva ad altri clienti.
Per portare fuori la merce la farmacista usava scatoloni anonimi ed anche per questo quando i finanzieri hanno effettuato controlli nell’azienda dell’uomo non si è preoccupata. "Non possono risalire a me. Stiamo sereni". Ma lui profeticamente continua: "T’immagini poi sui giornali collusione, la signora, la dottoressa Veneziano, una farmacista con l’agente delle lame". Del resto l’imprenditore rimarca come non ci sia traccia delle lame per laringoscopio nella sua contabilità ed effettivamente malgrado ne abbia vendute oltre 200 solo nel 2020 non risulta nessun acquisto e nessun articolo in magazzino.