CRISTIANO COMELLI
Cronaca

"Benvenuti nella mia casa". Torna il fantasma di Cairate

Il monastero riapre dopo restauri durati dieci anni

Uno scorcio del monastero di Cairate

Cairate (Varese), 25 agosto 2017 - Nell'immaginario collettivo, spesso, spaventano. Ma, tra loro, ve ne sono alcuni in grado di affascinare e suscitare curiosità. Tra i fantasmi dotati di questa «virtù» c’è quello che secondo la tradizione locale abita all’interno del monastero di Santa Maria Assunta a Cairate, nel Basso Varesotto, “immortalato” anche da un operaio. Un fantasma non anonimo, ma con un’identità precisa: si tratterebbe infatti dello spettro di Manigunda che, nell’anno 737 d.c., fondò l’edificio sacro in segno di devozione e ringraziamento. Questa nobile longobarda, infatti, guarì da una grave malattia dopo avere bevuto acqua da una fonte di Bergoro, frazione del vicino Comune di Fagnano Olona. E, per ringraziare della salute ritrovata, fondò appunto il monastero. Che, dal 2003 al 2013, accusando lo scorrere del tempo, è stato sottoposto a massicci interventi di ristrutturazione.  Dieci anni di chiusura che però sono valsi ampiamente la pena, non soltanto per il restauro. I lavori, infatti, hanno consentito di schiudere un mondo nuovo prima sconosciuto, appartenente al tempio di Manigunda. È la responsabile della Pro loco, Serena Gatti, a illustrare le ricchezze emerse, tra cui figura anche il fantasma. Parole appassionate, le sue, di chi attendeva da tempo che il monastero riaprisse perché consapevole dello splendore custodito. «Gli scavi archeologici – spiega – hanno consentito di portare alla luce resti di epoca romana e longobarda e così il monastero ha potuto conoscere una nuova storia rispetto a quella precedente». E poi una fotografia, scattata da un operaio, che “immortala” il fantasma. Lo spettro di una donna che volteggia, sospeso da terra, tra i chiostri al piano superiore dell’edificio. Quel fantasma è adesso oggetto non soltanto di attenzioni di curiosi ma anche di gruppi di studio. A occuparsi di quanto regna sotto il suo velo, ricorda ancora Gatti, «sono venuti diversi gruppi di appassionati e studiosi del paranormale che hanno trascorso anche alcune notti nel monastero per studiare il fenomeno; hanno allestito la loro strumentazione e poi hanno reso noto attraverso relazioni i risultati, con i loro fondamenti scientifici o parascientifici». La presenza di Manigunda troneggia ancora, e resiste lungo i secoli tra le mura che lei stessa volle. E questa presenza si potrà presto avvertire anche attraverso il museo multimediale che il Comune vorrebbe creare all’interno di un edificio dal fascino senza tempo, dove il 9 settembre verrà inaugurata la mostra “Apparizioni”.