IVAN ALBARELLI
Cronaca

Busto Arsizio, al Verri cinque prof senza stipendio da ottobre. “I fondi ci sono, pagateci”

Le testimonianze delle supplenti in trasferta, alle prese con mutui e affitti. La rabbia di chi non capisce: “Basta un clic per autorizzare i pagamenti”

Gli studenti dell’istituto professionale hanno espresso solidarietà ai docenti

Gli studenti dell’istituto professionale hanno espresso solidarietà ai docenti

Busto Arsizio (Varese) – “Gli stanziamenti ministeriali ci sono. Basterebbe solo un clic sul computer, un pulsante schiacciato sul terminale, per autorizzare i pagamenti e vederci finalmente garantiti i salari che aspettiamo". L’incredibile vicenda delle cinque supplenti dell’istituto professionale Verri di Busto Arsizio, che da ottobre non ricevono lo stipendio (tredicesima compresa) a causa del classico intoppo burocratico, non trova ancora soluzione. E le docenti sono ora pronte anche a rivolgersi alla giustizia se di qui a un mese non riceveranno il denaro dovuto. Cifre di poche migliaia di euro, in alcuni casi, che però diventano significative per chi con quei soldi deve pagarsi da vivere, un affitto o un mutuo. È il caso di Elena, 28 anni, siciliana, e insegnante di francese. Che ha dovuto lasciare il monolocale a Busto Arsizio ("pagavo 500 euro più le spese", racconta) e chiedere ospitalità a degli amici di Milano.

Ed è il caso di Anna (nome di fantasia), giovane biologa e nutrizionista, libera professionista, alla quale era stata affidata la cattedra di Igiene per la malattia della titolare. Tredici ore alla settimana e un contratto iniziato a novembre e terminato a metà gennaio. Anna è appena più fortunata di Elena: risiede a mezz’ora d’auto da Busto.

"Mi sono dovuti tremila euro circa – racconta –. Cifra forse irrisoria ma per me fondamentale visto che voglio comprare casa e ho anche il problema del mutuo. Ma quel che più ci fa arrabbiare è che non ci vengono fornite spiegazioni chiare sul perché non ci danno ciò che ci spetta. Tutto è in mano alla direzione, alla preside". Anna, come molti suoi colleghi, ha in curriculum altre esperienze da supplente "e mai mi era accaduta una cosa come questa. L’anno scorso in una scuola a Castellanza avevo cominciato a novembre una supplenza durata fino a giugno. I primi stipendi erano arrivati a gennaio, ma poi non c’erano stati intoppi". Ai professori “in lotta” è arrivata la solidarietà degli studenti. Quel che è certo è che se quel fatidico clic sul terminale non arriverà entreranno in gioco gli avvocati.