Omicidio di Samarate, la confessione di Maja: "Non volevo ucciderle"

L'assassino di moglie e figlia ha finalmente risposto alle domande del gip di Busto Arsizio

La tragedia a Samarate

La tragedia a Samarate

"Non so perché li ho uccisi, non riesco a darmi una spiegazione. Non avevo nessuna intenzione di uccidere la mia famiglia. Non mi capacito di quello che ho fatto". Sono alcune delle frasi pronunciate da Alessandro Maja, il geometra che ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, la figlia 16enne Giulia e ha ridotto in fin di vita il figlio maggiore Nicolò nella villetta della famiglia a Samarate, rispondendo alle domande del gip di Busto Arsizio. L'uomo ha confermato al giudice di avere "difficoltà economiche", legate all'attività del suo studio di progettazione con sede a Milano. "Mi sentivo un fallito, responsabile di non poter garantire lo stesso tenore di vita alla famiglia in futuro, non so perché ho agito così" ha spiegato. L'interrogatorio di garanzia si è svolto questa mattina nel reparto di psichiatria dell'ospedale di Monza, dove Maja è ricoverato. Resta intanto nella struttura, piantonato, in attesa di una valutazione sulla sua compatibilità con la detenzione in carcere. Nei giorni scorsi l'interrogatorio era slittato a causa delle sue condizioni psichiche. Oggi, invece, l'uomo, difeso dall'avvocato Enrico Milani, è riuscito a rispondere alle domande

Durante l'interrogatorio, Maja ha inoltre chiesto informazioni proprio sulle condizioni di figlio Nicolò.