GABRIELE MORONI
Cronaca

'Ndrangheta a Lonate, così il capobastone lesinava i soldi ai carcerati

Dalle intercettazioni emergono le proteste per l’uso della cassa comune

Alessandra Dolci a capo dell’antimafia milanese

Lonate Pozzolo (Varese), 6 luglio 2019 - L’avevano chiamata con un nome casalingo, rassicurante: “bacinella”. Era la cassa comune della locale di Legnano-Lonate Pozzolo. Fra le sue funzioni, oltre al normale sostentamento degli associati, anche la finalità solidale di sostenere le famiglie chi finiva in carcere o quelle con problemi economici. La sua esistenza è altamente significativa perché, annota nell’ordinanza il gip Alessandra Simion, «comprova la sussistenza di una associazione criminale autonoma, strutturata sulla base delle origini territoriali dei suoi componenti, legata alla cosca madre ma con libertà operativa sul territorio di influenza (nel caso di specie Legnano, Lonate Pozzolo e comuni limitrofi». Nella bacinella confluivano periodicamente «o in occasione di particolari eventi» i proventi delle attività illecite «o le altre somme elargite quale contributo personale alla cosca, al fine di garantirsi simpatie e protezione».

Nel summit del 16 maggio 2017 viene nominato cassiere Emanuele De Castro, palermitano trapiantato a Lonate. La gestione del denaro da destinare ai detenuti da parte di De Castro sarebbe alla base dei suoi dissidi con Mario Filippelli, numero due di Vincenzo Rispoli a Lonate Pozzolo, tornato in libertà il 17 agosto 2016, accusato nell’ordinanza di avere diretto le attività dei “cirotani” di Lonate, «con compiti di decisione, pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere e delle strategie da adottare per la realizzazione degli scopi illeciti dell’associazione, per aver svolto un rilevante ruolo decisionale».

Il contrasto fra i due è svelato dalle intercettazioni. Olindo Lettieri e Cataldo Murano, due degli indagati, vengono ascoltati mentre si trovano sulla Mercedes del primo. Lo stereo è acceso. Dice Lettieri: «Non ha dato ... quando questa qua eravamo davanti al bar io e Mario (Filippelli) gli ha detto: ‘Vedi che c’è stato così e così’ e gli ha detto ‘senza che li prendiamo noi, mandiamoli ai carcerati’... Cenzo (Vincenzo Rispoli) era ancora in galera, è venuta la moglie la figlia, il figlio, non mi ricordo e gli ho detto: ‘Domandate se questo vi ha dato questi soldi, così, così’. ‘Che c. mi ha dato’, ha detto. ‘Allora è un pisciaturu (uomo di poco valore - ndr) allora’». «Li ha rubati lui (i soldi)», osserva Murano. Conclude Lettieri: «‘Li hai rubati tu i soldi dei carcerati’, gli ha detto. ‘Ma come c. ragioni tu’. Non l’ho capito come c.. è. ‘Hai raccolto questi soldi’ giustamente quello dice: ‘Senza che li prendiamo noi, fai il dovere, no? Lo sai che dopo quando i cristiani escono glielo dicono’».