ANDREA GIANNI
Cronaca

Malpensa, la porta d’Italia nel mirino del contrabbando: così si combatte spaccio ed evasione

Software, cani e intuito al lavoro nel maggior scalo del Paese. La Finanza: "Tra tonnellate di pacchi niente può essere lasciato al caso"

Controlli a Malpensa

Il cane Wind, pastore belga Malinois addestrato per rilevare tracce di droga, annusa tra i pacchi sotto i 25 chili arrivati per posta aerea a Malpensa, deposti su un carrello. Quando un odore attira la sua attenzione si siede, e scatta il controllo. A poca distanza alcuni pacchi, prelevati fra il fiume di merce in transito, vengono inseriti in uno scanner e passati ai raggi X. Quando lo schermo si colora di arancione, significa che è stata rilevata un’anomalia. Un barile pieno di curcuma appena arrivato dall’India viene aperto nell’adiacente area cargo dai militari della Guardia di finanza, che inseriscono all’interno un reagente in grado di rilevare tracce di stupefacenti. In questo caso, il controllo è negativo. Scene di vita quotidiana a Cargo City, la "città delle merci" gestita da Sea che si estende su un’area di 500mila metri quadrati. Dall’hub in provincia di Varese passa circa il 65% della merce trasportata via aria in Italia, punto di riferimento per l’air cargo nel Sud Europa e tra i primi cinque aeroporti in Europa per volumi.

Tonnellate di prodotti di tutti i tipi che partono e arrivano a ogni ora del giorno e della notte, cuore pulsante del commercio internazionale. "Ci consideriamo un baluardo – spiega il tenente colonnello Luca Giuseppe Rando, comandante del Gruppo Malpensa della Guardia di finanza guidata a livello provinciale dal generale Crescenzo Sciaraffa –. Il nostro compito è quello di evitare che prodotti illegali, pericolosi o contraffatti escano da Cargo City per essere messi in circolazione. Cerchiamo di intercettarli, garantendo allo stesso tempo la continuità di un flusso di merci destinato a ogni parte d’Italia".

Un gioco fra "guardie e ladri", con task-force composte da una trentina di militari della Gdf fra area postale e cargo e funzionari dell’Agenzia delle Dogane diretti da Maria Rosaria Donesi, attraverso una consolidata collaborazione ribadita anche dall’ultimo protocollo. I risultati sono riassunti nell’ultimo bilancio. Nei primi sei mesi dell’anno sono stati sequestrati dalla Gdf oltre 665 chili di sostanze stupefacenti, tra cui più di 547 di khat (una pianta psicoattiva considerata “l’anfetamina dei poveri“), 107 chili di marijuana, oltre due chili di cocaina, droghe sintetiche. Sono finiti nelle maglie dei controlli anche 18.220 farmaci messi in commercio illecitamente, 3.478 articoli contraffatti, 1.171 chili di tabacco. Un solo sequestro sul fronte della tutela delle specie a rischio di estinzione, attraverso controlli che in passato hanno portato a intercettare anche animali vivi e oggetti realizzati con materiali proibiti, dall’avorio alle piume di colibrì.

Traffici tradizionali e nuovi fronti che si aprono, come la recente spedizione dal Canada dei “kit del suicidio“. Le armi a disposizione vanno da software in grado di identificare le partite di merce con profili di rischio all’olfatto dei cani addestrati, dalla tecnologia all’intuito maturato durante una vita professionale in prima linea contro i traffici illeciti. "I controlli non possono essere casuali – spiega la tenente Gina Caggiano, comandante in sede vacante del Nucleo area cargo della Gdf – ma vanno effettuati sulla base di indicatori di rischio come la provenienza, il peso dei colli, la ricorrenza di uno stesso nome o altre anomalie". Una parte dei pacchi arrivati nell’area postale vengono quindi selezionati e separati dal flussi, sparsi a terra e sottoposti alle squadre cinofile. Sette cani tra cui Wind, l’ultimo arrivato, vengono utilizzati a turno. Grazie all’addestramento seguito, sei mesi in un centro specializzato a Castiglione della Pescaia, sono in grado di rilevare tracce anche minime di droga, scovata in passato anche all’interno di statue provenienti da Caracas e imbottite con ovuli di cocaina e caffè per ingannare l’olfatto.

«Tra il cane e il conduttore si crea un rapporto simbiotico – racconta il brigadiere capo Mario Aceto, “veterano“ delle unità cinofile a Malpensa – e in un bilanciamento ideale 20 minuti di lavoro devono essere seguiti da 40 di riposo. L’addestramento si basa sul premio, che può essere il gioco o il cibo". Altre squadre di militari si occupano del controllo documentale: pagamento dell’Iva e dei dazi doganali, correttezza delle bolle di spedizione. Un intero magazzino è dedicato ad Amazon, sull’onda del boom dell’e-commerce durante la pandemia, quando Cargo City si è trasformata in un hub per l’importazione di mascherine, materiale sanitario e vaccini. A pochi passi dall’area postale arrivano le merci “pesanti“, tonnellate di prodotti racchiusi in container o imballati e stoccati uno sopra l’altro fino al soffitto, destinati a imprese, negozi, acquirenti pubblici e privati.

Il 60% proviene dalla Cina, la "fabbrica del mondo" che ha acquisito sempre più quote di mercato anche nei business illeciti, dagli anabolizzanti alle droghe sintetiche. "Questo è come un oceano – spiega il maresciallo capo Franco Filice – e se si cerca di navigare con una zattera si può solo affondare. L’informatica è sempre più importante, è fondamentale l’analisi del rischio e l’incrocio dei dati anche attraverso sistemi sviluppati da noi. Quello che ho imparato, in tanti anni di esperienza, è che i metodi per evitare i controlli sono ciclici. Quando si scopre un metodo i trafficanti lo cambiano e lo riadattano. Poi, a distanza di anni, vediamo tornare lo stesso metodo che sembrava sparito. Noi siamo costretti a rincorrere, cercando di fare del nostro meglio". I militari conservano nel loro ufficio le foto ricordo di alcune tra le operazioni più importanti, come la scoperta nel 2017 di 500 chili di cocaina nascosti in prodotti cosmetici, o il sequestro di una tonnellata di anabolizzanti dal valore di cinque milioni di dollari. Sostanze finite nella rete, mentre altre inevitabilmente sfuggono ai radar ed escono dall’area cargo. La stanza dei controlli antidroga è spoglia e senza finestre. Solo un tavolo in metallo, trapano e martello. Il barile pieno di curcuma dall’India viene sottoposto al test. Il reagente non si colora. Viene quindi sigillato e reimmesso nel mare di merci, trasportate da un esercito di camionisti e corrieri lungo le strade d’Italia.