Omicidio di Malnate, le mille identità di Sergio: pusher, truffatore ed eroe degli anziani

La vittima è Carmela Fabozzi, 73 anni, massacrata in casa con nove colpi alla testa. Il killer è scappato con due cellulari senza rubare gioielli e contanti

Sergio Domenichini e Carmela Fabbozzi nel riquadro

Sergio Domenichini e Carmela Fabbozzi nel riquadro

Malnate (Varese) -  Sergio Domenichini raccontava di aver vissuto ad Haiti, l’isola caraibica dove aveva conosciuto la sua prima moglie. All’inizio di luglio il 66enne, che aveva iniziato a fare volontariato con l’associazione Anteas due anni fa, in piena pandemia, si era guadagnato un riconoscimento perché aveva trovato a bordo di un’auto di servizio un orologio dal valore di circa 2.500 euro e lo aveva restituito. Per trovare la proprietaria era risalito alla lista di tutti i pazienti trasportati. Poche settimane prima, il 15 aprile, la Cassazione aveva reso definitiva la sua condanna a 6 mesi di reclusione e 150 euro di multa per truffa, che lui minimizzava definendola "una cosa di poco conto".

Ultima tegola in una vita costellata da problemi con la giustizia per traffici di droga fra i Paesi Bassi e l’Italia, ricettazione e raggiri agli anziani: problemi che lo avevano portato anche in carcere, nella cella di fronte a quella di Olindo Romano. Un uomo "dalla doppia faccia", dalla personalità “bifronte“, con trascorsi da finta guardia giurata e tentativi falliti di aprire un’agenzia di investigazioni. Vanterie e racconti confusi sul suo passato, il fascino per le divise e i tentativi di spacciarsi per esperto di sicurezza. Un uomo che, secondo il profilo tracciato dagli inquirenti, "viveva di espedienti", pungolato da un "pressante bisogno di denaro". Il suo impegno nell’associazione legata alla Cisl, che si occupa di trasporto e assistenza ad anziani, era però all’apparenza senza ombre. Fra i 90 volontari in provincia di Varese, era uno dei più attivi.

"Ogni giorno faceva due o tre accompagnamenti – spiega Sabino Famiglietti, presidente Anteas – e si rendeva disponibile anche all’alba. Con lui non ci sono mai stati problemi, altrimenti saremmo intervenuti". Famiglietti ricorda l’episodio dell’orologio restituito, e anche l’impegno di Domenichini per raccogliere il pane da destinare ai poveri. Di recente, però, era emersa la sua condanna per truffa. "Ne avevo parlato con lui – spiega Famiglietti – e mi aveva raccontato una storia confusa, legata a un assegno scoperto presentato per errore per pagare libri scolastici del figlio. Avevamo deciso di tenerlo sotto controllo, pur consentendogli di continuare a fare volontariato".

La vittima, Carmela Fabozzi, non risulta fra le persone assistite da Anteas. Domenichini aveva tenuto nascosta la parte più oscura del suo passato, che lo aveva portato in carcere, dove la sua strada si era incrociata con quella di Olindo Romano, condannato insieme alla moglie Rosa Bazzi per la strage di Erba. Nel 2008 Domenichini era stato anche ascoltato come testimone nel processo a Como. "Ero nella cella di fronte a Olindo Romano – disse allora in aula Domenichini, detenuto per droga –. Mi disse sempre di essere innocente".

Una parentesi in una vita segnata da “incidenti“. Nel 2011 girava a Varese con un’auto griffata “Vigilanza Privata Sicurezza Varese“, con pistola ben in vista. Era tutto un bluff, emerso dai controlli della Finanza. Tesserini e autorizzazioni erano falsi, l’arma era un giocattolo. Domenichini possedeva solo una partita Iva scaduta nel 2009, per "attività di giardinaggio".