Lite e coltellate in strada A processo due aggressori

Rescaldina, il tentato omicidio nel febbraio scorso. Scattarono 5 custodie cautelari

Lite e coltellate in strada  A processo due aggressori

Lite e coltellate in strada A processo due aggressori

A fine maggio entrerà nel vivo il processo per il tentato omicidio fuori dal Mokha di Rescaldina avvenuto nel febbraio scorso. Il 16 maggio si è tenuta l’udienza di smistamento ma a fine maggio saranno chiamati a testimoniare in aula tutti e quattro i carabinieri intervenuti quella sera e verrà mostrato alla corte il video dell’aggressione. La lite era iniziata nel locale nel febbraio di un anno fa per futili motivi: uno schiaffo vicino alla cassa poi l’intervento della sicurezza a calmare le acque. Una volta all’esterno dalle parole ai fatti il passo sarebbe stato brevissimo e il ragazzo sarebbe stato aggredito da tre, quattro persone. Una rissa proseguita nel parcheggio, quando in cinque avevano aggredito, rapinato e accoltellato un ventiseienne ghanese residente a Cerro Maggiore, come ricostruito dalle indagini dei carabinieri di Legnano, portando all’ordinanza di custodia cautelare per cinque giovani età compresa tra i 21 e i 35 anni.

Sul banco nei prossimi giorni andranno due dei cinque imputati: A.D. – 35 anni, residente a Magenta – e E.S. 24 anni, sempre di Magenta entrambi kosovari, per i quali c’è una responsabilità a titolo di concorso in tentato omicidio. Mesi fa era stato arrestato anche J.R.A, un dominicano di 26 anni accusato in un primo momento di essere l’esecutore materiale della coltellata al ghanese. Juan Ramon A., con precedenti per tentato omicidio, gli avrebbe sferrato una coltellata all’addome per poi fuggire. Il cittadino dominicano con precedenti era stato scarcerato soltanto da pochi giorni ed era stato trovato dai carabinieri a casa di sua madre mentre dormiva. L’uomo ha sempre escluso una responsabilità diretta nell’accaduto, mentre nell’aggressione un ruolo di rilevanza potrebbe invece averlo C.G.S., un ventiquattrenne residente a Noviglio che avrebbe colpito in pancia col pugnale l’africano aiutato dal fratello V.S. residente a Corbetta, il quale gli avrebbe passato l’arma ben consapevole di cosa potesse succedere. Le indagini nei mesi a seguire erano proseguite grazie alle intercettazioni telefoniche, le testimonianze e il supporto dei Ris di Parma. L’accoltellamento del ghanese viene descritto come brutale. Il fendente, come messo nero su bianco dai medici, aveva provocato al giovane una "ferita addominale penetrante con eviscerazione e perforazione intestinale" e solo l’intervento operatorio a cui era stato sottoposto d’urgenza all’ospedale di Legnano gli ha permesso di vivere.Christian Sormani