Busto Arsizio, Vavassori lascia l’Ucraina. "È ora di tornare a casa"

Rimessosi dalle ferite, ha deciso di smetterla con la guerra. La Procura ha aperto un fascicolo per capire se ci siano o meno profili di illegalità dietro la scelta di arruolarsi

Ivan Vavassori

Ivan Vavassori

 

Busto Arsizio (Varese), 3 maggio 2022 - Ivan Vavassori, rimessosi dopo le ferite rimediate la scorsa settimana nell’attacco che l’artiglieria russa ha sferrato al convoglio che stava riportando da Mariupol un gruppo di soldati ucraini feriti, ha deciso che è venuto il momento di smetterla con la guerra. E ha lasciato l’Ucraina. Nelle ultime ore ha pubblicato due messaggi, entrambi in lingua spagnola (Ivan ha vissuto due anni in Bolivia e ha una fidanzata di origini boliviane). Nel primo dice che nella propria vita "ho lasciato molte cose a metà". "È tempo per me di andare fino in fondo in qualcosa. La mia decisione non piacerà a molta gente, ma è la migliore per me. Resto con la coscienza pulita di aver fatto tutto il possibile". Il preludio di un addio? La conferma la si legge nella storia pubblicata ieri. "Sono stufo, per me è abbastanza così - scrive Ivan ancora una volta in spagnolo - E’ ora di tornare a casa, non ho più la testa per andare avanti. Ho fatto del mio meglio per aiutare. Ho messo tempo e vita a disposizione del popolo ucraino, ma è ora di riprendermi la mia vita. Torno dove sono felice e torno per riprendermi tutto quello che è mio. Le cose sono cambiate molto da quando me ne sono andato, ma sono sicuro che con l’aiuto di Dio raggiungerò i miei obiettivi. E lei è al primo posto in questi". Questo ultimo passaggio sembra riferirsi proprio alla ragazza che aveva lasciato prima di arruolarsi con la Legione straniera e combattere al fianco dell’esercito ucraino. L’ultimo frame della storia, poi, mostra l’interno di un aereo e un finestrino. Come a confermare di aver ormai abbandonato l’Ucraina.

"No. Mio figlio non sta tornando a casa". Ha detto invece ieri il padre Pietro Vavassori dall’ufficio dell’azienda di trasporti internazionali che dirige. "L’ho sentito domenica e anche due volte ieri. Le sue parole sono state travisate. Lui voleva solo dire che smette di combattere". E che senso avrebbe per un combattente come Ivan rimanere in Ucraina senza partecipare ad azioni di guerra, col rischio di subire nuovi attacchi? Probabilmente non tornerà in Italia, come confermato dal padre. Più credibile è l’ipotesi che si sia trasferito in un altro stato europeo in attesa poi di tornare in Bolivia. Sulla vicenda la Procura di Milano ha aperto un fascicolo conoscitivo per capire se ci siano o meno profili di illegalità dietro la scelta del giovane di arruolarsi. Il padre, che sarà sentito dagli inquirenti, interessati ovviamente ad ascoltare anche il giovane, ha già avuto modo di dire che il figlio ha deciso liberamente e in autonomia di andare a combattere.