REDAZIONE VARESE

Femminicidio a Samarate, il messaggio del killer alla suocera: “Ho fatto ciò che dovevo. Buona Pasqua”

La vittima, Teresa Stabile, è stata colpita da almeno tre coltellate al cuore. Il marito Vincenzo Gerardi, arrestato e interrogato, ha confessato l’assassinio, negando però la premeditazione

I carabinieri sulla scena del delitto a Samarate

I carabinieri sulla scena del delitto a Samarate

Samarate, 17 aprile 2025 – Cronaca di una morte annunciata. Il femminicidio di Teresa Stabile, 55 anni, colpita a coltellate e deceduta successivamente in ospedale dopo il ricovero, sembra avere i crismi di un evento tragico del tutto prevedibile. Non solo – come è emerso subito dopo che il marito Vincenzo Gerardi è stato arrestato – la donna aveva già segnalato comportamenti sospetti da parte del coniuge, dal quale si stava separando.

C’è anche un messaggio, come rivelato dalla stampa locale, che l’uomo avrebbe inviato alla suocera, di fatto confessando il delitto e, per quello che si può intuire dalle poche parole consegnate al cellulare, anche la premeditazione.

L’assassinio

Il dettaglio è uno dei tanti elementi che i carabinieri della compagnia di Busto Arsizio stanno valutando, insieme ai colleghi del nucleo investigativo del comando provinciale di Varese. La ricostruzione dell’omicidio, innanzitutto. Che ha quasi l'area di essere un agguato.

Gerardi, infatti, avrebbe atteso la moglie di ritorno dal lavoro, nel cortile del condominio di via San Giovanni Bosco dove Teresa abitava insieme ai genitori, in un appartamento, dopo che i rapporti con il marito si erano ormai irreparabilmente sfilacciati, tanto da portare a una separazione che stava per essere anche formalizzata legalmente. Ancora non si sa se l’aggressione sia andata in scena all’aperto o all’interno dell’auto di Teresa. Forse il marito, che era rimasto ad abitare nell’alloggio che aveva condiviso con la moglie, nello stesso complesso di via San Giovanni Bosco, ha atteso che la donna parcheggiasse.

Poi ha colpito mentre la donna usciva dall’auto, meno difesa e pronta a reagire per l’effetto “sorpresa” e per la posizione particolare in cui si trovava.

L'area dell'omicidio, in via San Giovanni Bosco, delimitata dagli investigatori con nastro bianco e rosso
L'area dell'omicidio, in via San Giovanni Bosco, delimitata dagli investigatori con nastro bianco e rosso

Alcune coltellate. Almeno tre al cuore, pare. Alla violenza avrebbe assistito un testimone, che stava rientrando a casa dopo aver portato fuori il cane per una passeggiata. È stato lui a dare l’allarme. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Busto Arsizio, che hanno dovuto utilizzare il taser per bloccare Gerardi, fuggito a piedi dalla scena dell’omicidio. Sembra che stesse minacciando di uccidersi con lo stesso coltello utilizzato per colpire la donna.

L’uomo, interrogato in procura a Busto Arsizio dal pm Ciro Cascone, titolare del fascicolo, è stato fermato con l’accusa di omicidio volontario. Chi indaga sospetta la premeditazione, aggravante che il presunto assassino, però, negherebbe. Teresa, intanto, veniva ricoverata all’ospedale di Legnano, morendo poco dopo il suo arrivo, nonostante i tentativi dei medici di salvarle la vita.

I messaggi

Intanto si scava nel passato della coppia – che aveva due figli, uno grande di 28 anni – e si sonda la personalità di Gerardi. Sembra che Teresa fosse convinta di essere in pericolo. “Mi ucciderà, me lo sento”, avrebbe detto nelle scorse settimane ad alcuni conoscenti. Anche perché la separazione non era mai andata giù all’assassino. Il quale, anzi, negli ultimi tempi avrebbe dato segni di insofferenza ancora più marcati. E sarà compito degli investigatori accertare se questi “sentimenti” fossero sfociati in minacce e avvertimenti alla moglie. Sembra, a quanto filtra, che il figlio avesse denunciato il padre un mese fa circa, accusandolo di violenza privata.

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E poi c’è il messaggio (sempre rivelato dalla stampa locale, specificamente dalla Prealpina), una sorta di firma sull’omicidio, che il 57enne avrebbe inviato alla suocera dopo il delitto. E che potrebbe rappresentare un elemento pesante nell’eventuale assegnazione della premeditazione. “Ho fatto ciò che dovevo. Buona Pasqua”. Agghiacciante.