Varese – Senza i falò, il rischio era davvero di “spegnere“ alcune tradizioni locali, che si rinnovano ogni anno davanti al fuoco acceso in occasioni di feste popolari, nelle quali al rogo si mandano guai, problemi e il freddo inverno, in un collettivo gesto propiziatorio tramandato da generazioni. Una buona notizia è arrivata ad associazioni e comuni: alle manifestazioni di rievocazione storica e ricorrenze della tradizione popolare non si applicano le limitazioni in materia di accensione di fuochi previste nel Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza e dalle norme ambientali. Lo ha comunicato formalmente alla giunta regionale l’assessore alla Cultura, la gallaratese Francesca Caruso, secondo la norma nazionale in vigore dal 1° novembre.
«Prendiamo atto con favore – ha commentato Caruso – di quanto previsto da questa norma, che ha regolamentato un ambito molto importante anche per la Lombardia. Sul nostro territorio, infatti, esistono tantissime manifestazioni che, per tradizione popolare, prevedono l’accensione di fuochi. Le autorità dovranno comunque impegnarsi a controllare che vengano rispettati gli standard di sicurezza previsti dalla normativa vigente». Si tira dunque un sospiro di sollievo a Varese, per il falò di Sant’Antonio, a Busto Arsizio, Gallarate e in altri comuni per l’appuntamento a gennaio con il rogo su cui finisce la Gioeubia.
Gli amministratori di Fdi di Varese, Busto e Gallarate si sono uniti alle dichiarazioni dell’assessore Caruso. Salvo il falò di Sant’Antonio a Varese: «Il rito varesino può e deve continuare a essere un segnale e un augurio per i nostri giovani», ha commentato Salvatore Giordano, capogruppo di Fdi in consiglio comunale. Marco Colombo, presidente del consiglio comunale di Gallarate, ha invece sottolineato: «Un’attenzione particolare a tutto ciò che riguarda la nostra storia e la nostra cultura. In un momento in cui le tradizioni locali vacillano a discapito di festività esterofile più commerciali, l’attenzione rivolta a eventi come la Gioeubia ci fanno ben sperare e capire quanto sia alta la volontà di preservarle». La norma, ha detto Claudia Cozzi, consigliere comunale di Busto Arsizio, «non solo protegge le tradizioni popolari, ma promuove il dialogo tra passato e presente, stimolando la partecipazione collettiva e rafforzando il senso di comunità».