Varese: l’etnobotanica val bene un documentario

Il mondo vegetale è il tema di Plantasia 2020, il filmato nato da un’idea di Giacomo Castana, garden designer varesino di 27 anni

Il designer Giacomo Castana con un'amica e la bici di bambù

Il designer Giacomo Castana con un'amica e la bici di bambù

Varese, 17 novembre 2019 - 24mila chilometri percorsi in un viaggio da una parte all’altra del Belpaese per narrare gli sviluppi presenti e futuri dell’etnobotanica. È questo il tema di Plantasia 2020, il documentario nato da un’idea di Giacomo Castana, garden designer varesino di 27 anni. Già nel 2018 Castana si era reso protagonista con un progetto simile, «Prospettive vegetali», un report in cui narrava i suoi incontri con alcune realtà del Nord Italia, ove era possibile riscontrare nuove forme di coltura o di utilizzo delle piante, come l’orto alpino Chanousia di Séez (Francia) al confine con la Valle d’Aosta, curioso esempio di vivaio a oltre 2.100 metri di altitudine. «Quando ho iniziato a studiare le relazioni tra uomini e piante per approfondire la mia preparazione come garden designer ho capito che la strada maestra per farlo fosse viaggiare - spiega Castana - Plantasia, la cui produzione è finanziabile su un portale crowdfunding, è il risultato di due anni di ricerche ed è stato pensato per cercare di trasmettere agli altri ciò che ho appreso, raccogliendo numerose interviste di esperti del settore e persone comuni, che raccontano il loro modo di interpretazione dell’etnobotanica». Per raggiungere le sue mete Castana ha utilizzato un innovativo mezzo di trasporto, inventato da una start-up catanese, il quale è una particolare testimonianza dei possibili utilizzi futuri dei vegetali: «Per percorrere l’itinerario ho utilizzato una bicicletta di bambù, fornitami da Laboo Design di Misterbianco».

La pianta è coltivata direttamente in Sicilia e poi utilizzata nel ciclo produttivo. Ciò mi ha permesso di realizzare il tragitto da Catania a Varese con ritorno nella città ai piedi dell’Etna in circa 60 giorni. La bici è stata perfetta e ha dimostrato come un oggetto ecologico e funzionale non sia più una fantasia, ma un’alternativa». La resistenza e la leggerezza del bambù infatti potrebbe tramutarsi in una valida opzione sostitutiva degli attuali telai delle due ruote, per lo più costruiti in acciaio, alluminio o carbonio. L’architettura sostenibile e le produzioni a chilometro zero possono avere un impatto determinante nella lotta contro l’inquinamento. Una foresta di bambù assorbe fino a 40 volte la quantità di CO2 rispetto ad un bosco misto e anche l’energia consumata è sensibilmente minore.

Durante il suo tragitto Castana ha girato oltre 1000 ore di filmati, incontrando più di 200 persone. «Tra le persone che mi hanno maggiormente colpito c’è senza dubbio Franco Arminio, poeta campano, organizzatore del festival «La luna e i calanchi» di Aliano (MT), dove l’ho conosciuto- aggiunge Castana - mentre ero in Sardegna invece ho avuto l’occasione di conoscere una delle ultime donne, che ancora oggi fanno le tinture ricavando i colori dalle piante». Tra i luoghi che più hanno influenzato il giovane botanico rientra il Varesotto. «La nostra provincia è contraddistinta da una ricchezza unica. Ho attraversato l’Italia per documentare l’importanza della flora della penisola, ma mi sono reso conto che è difficile trovare un’area con paesaggi di una tale bellezza, non solo per ciò che ha creato la natura, ma anche per quanto ha fatto l’uomo con i giardini delle ville. Un patrimonio , che però manca ancora di un’adeguata conoscenza sotto il profilo turistico. Spesso mi sono trovato a paragonare il Varesotto a un’isola, in quanto è circondato a Nord dalla Svizzera, a Ovest dal Verbano, a Sud da Milano e a Est della Pedemontana. L’essere una zona a sé stante, peculiare, separata dal territorio nazionale è il vantaggio che Varese deve sfruttare». Uno dei lati più avvincenti del viaggio di Castana è stato lo studio antropologico delle piante. «L’insegnamento principale del mio viaggio? Secondo me l’uomo dovrebbe ispirarsi alle piante, che donano agli altri quotidianamente dando al contempo dei benefici a se stesse- chiosa Castana -L’idea della reciprocità del bene è ciò che sta latitando nella società e deve essere riscoperto».