FABRIZIO PONCIROLI
Cronaca

Il basket è uno sport (anche) per cinquantenni: reportage nei campi e nelle chat dei cestisti di mezza età

I “ragazzi“ della Over Boffalorello tengono viva la passione per questo sport tutti i venerdì. "Tornare in campo è una sensazione stupenda, ma non bisogna cedere ai richiami del divano"

I giocatori della Over Boffalorello non sono secondi a nessuno per passione

I giocatori della Over Boffalorello non sono secondi a nessuno per passione

Nella chat di gruppo sono in 28. L’età media sfiora le 50 primavere, eppure tutti si sentono a proprio agio nella chat Over Boffalorello. Ognuno ha più di un motivo per farne parte. In primis una passione viscerale, forse maniacale, per la pallacanestro. Nonostante un’età in cui il divano diventa un piacevole complice, la maggior parte dei membri della chat Over Boffalorello continua ad andare agli allenamenti e a giocare le partite del campionato Over 45.

Non è solo una questione d’amore per la pallacanestro. C’è molto altro che spinge questi “uomini maturi“ a trovare il tempo di recarsi in palestra e giocare in canotta e pantaloncini. "Il mio lavoro mi porta spesso all’estero, però la mia presenza in campo sarà sempre prioritaria. Cosa ci unisce? La voglia di essere parte della squadra e poter dire tutto ciò che si vuole", spiega il 48enne Alessandro Parozzi, specialista antincendio ma, per tutti, coach Paroz. "Continuo a giocare “for the love of the game“ e perché adoro la competizione. Quando gioco, lo stress di azzera e mi sento bene", spiega il 49enne Simone Crivelli, direttore della società Inglese su Misura e, in campo, play della squadra.

Davide Invernizzi, magazziniere di 53 anni, si è aggregato al Boffalorello da quest’anno: "Dopo dieci anni sono tornato in campo. Una sensazione stupenda". Gli fa eco Claudio Secchi, responsabile di magazzino classe 1978: "Gioco perché ho una passione per questo sport e perché mi sento libero e felice quando sono in campo". Marco Tunesi, agente in attività finanziarie, compie autentici miracoli per essere sempre presente. Nel week-end, come tanti altri papà, accompagna i figli a giocare in giro per palazzetti e campi da calcio ma, quando bisogna rispondere al sondaggio su chi sia presente o meno agli allenamenti, è il primo a rispondere: "Abbiamo un bel gruppo e io ho una malattia per questo sport. Non riesco a farne a meno. E poi c’è il momento del dopo gara, quando ci si siede insieme al bar…".

Il dopo gara in effetti. Nessuno sa organizzarlo come Andrea Maggioni, classe 1972, gestore di due lavanderie self-service: "Ho ripreso, lo scorso anno, dopo tredici anni di inattività. Ho ritrovato vecchi amici e ne ho conosciuti di nuovi. I ritmi sono diversi ma l’agonismo è rimasto". "Ho due regole: prima degli allenamenti (venerdì sera, ndr) non mangio mai e non mi siedo mai sul divano… altrimenti non mi alzo più. Ciò che mi spinge a continuare è la birretta dopo gli allenamenti": a confessarlo, interpretando il pensiero di tutti, è il quarantenne Marco Balzarotti.