
Francesco Ettore Inzoli, 20 anni, impegnato in pedana nel salto in lungo
Al suo esordio in maglia azzurra, il milanese Francesco Ettore Inzoli era andato subito a medaglia: bronzo nel salto in lungo e oro con la staffetta agli Europei U18. Era il 2022 e da allora ha continuato a crescere, nonostante vari problemi fisici che gli avevano tolto serenità. Dopo aver iniziato, allenato dalla mamma di un’altra azzurrina, Erika Saraceni - "è strano, ci siamo conosciuti quando nessuno aveva raggiunto certi risultati" - ha continuato, spinto dalla voglia di competere. Prima correndo (fa ancora qualche 100) e poi nel salto in lungo, le stesse specialità della mamma di origini camerunensi.
Nell’ultimo anno, ha stravolto tutto: dalla guida di Gianni Iapichino a Fabrizio Donato, fino agli studi, passando da Farmacia a Medicina. "Con i tanti infortuni mi sono avvicinato a questo mondo, un domani vorrei stare a stretto contatto con gli atleti e fare magari ortopedia".
Un bilancio della stagione? "Sicuramente positivo: è stata una stagione divertente e interessante, con belle soddisfazioni. Mi darei un bell’otto. Si poteva fare qualcosina in più, ma non mi lamento".
Gli otto metri sono vicini... "Sì molto, era uno dei grandi obiettivi di questa stagione, ci siamo quasi arrivati, Non manca nulla nello specifico, sono pronto. Se avessi fatto qualche gara in più probabilmente sarei riuscito ad arrivare meglio. Sia all’Europeo U23 che agli Assoluti (PB a 7.96) c’era la condizione ma mancavano dettagli e sicurezza. In ogni caso, quest’anno, abbiamo lavorato bene anche se non nei minimi particolari".
Come si trova con Donato? "Benissimo. L’anno scorso ho deciso di cambiare guida tecnica: non aveva senso, per alcune ragioni, continuare lì. Quest’anno ho fatto spola tra Milano e Roma, rimanendo di più nel Lazio per la parte finale della stagione. Prima, mi sono avvicinato a Riccardo Longinari che mi ha allenato a Milano e poi tramite lui, sono entrato in contatto con Fabrizio: ho imparato a conoscerlo ed è nata l’opportunità di potermi allenare con lui e con il gruppo a Roma. È stato un cambiamento importante, ho dovuto lavorare su tante cose, ero un po’ grezzo e non avevo la giusta condizione. Sto facendo un bel lavoro con Fabrizio, già in inverno, indoor, ho fatto il personale".
Alcuni risultati sono già arrivati. "Nonostante qualche intoppo prima di gareggiare all’aperto, abbiamo massimizzato il tempo a disposizione, mi sono sentito bene. Nelle ultime gare ho sempre fatto il personale. Le passate annate sono state complicate anche per infortuni. Quest’anno alla prima gara indoor, Fabrizio mi ha tranquillizzato. Ho ripreso a divertirmi e mi ha aiutato, ho gestito meglio le prestazioni, tranquillo e carico senza dovermi preoccupare di tutti i guai fisici".
Ci racconta come ha iniziato? "Grazie a un “tranello“ dei miei genitori. Nuotavo, ma non mi piaceva e volevo fare calcio. Loro non sono mai stati fan dell’ambiente intorno al calcio e mi hanno detto: "se vuoi giocare, devi saper correre e muoverti". Ho iniziato con l’atletica e mi è piaciuta. All’inizio la faceva anche mia sorella, lei ha smesso e ci ha seguito Daniele. Mi piace il confronto diretto, apprezzo gli sport di squadra, ma trovo più stimolante essere da solo contro i miei avversari".
Suo fratello Daniele fa atletica, c’è rivalità? "Sì, c’è rivalità e confronto, è normale: facciamo le stesse specialità. Per prima cosa, più che avversari siamo fratelli. È più divertente tutto, è come avere un avversario in casa, ci aiutiamo a vicenda. Siamo molto diversi ma simili esteticamente: ci scambiano spesso".
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