ALESSANDRO LUIGI MAGGI
Sport

“Senatori“ intoccabili. Inter, fiducia ai titolari. Cambiamenti rinviati

L’Inter è rimasta uguale a sé stessa. Christian Chivu dovrà impostare una rivoluzione, dovrà "cambiare abitudini radicate da...

Petar Sucic, uno dei volti nuovi dell’Inter stagione 2025-2026 Sinora due partite giocate da titolare ma con alterno rendimento

Petar Sucic, uno dei volti nuovi dell’Inter stagione 2025-2026 Sinora due partite giocate da titolare ma con alterno rendimento

L’Inter è rimasta uguale a sé stessa. Christian Chivu dovrà impostare una rivoluzione, dovrà "cambiare abitudini radicate da anni", ripartendo però da quella che è la squadra di Simone Inzaghi. Un’ombra lunga che oggi si staglia ancora più poderosa, aumentando il dubbio che, in fondo, quella fuga verso il deserto fosse figlia di una presa di coscienza su una rivoluzione impossibile. Quell’Inter, “colpevole“ di un solo Scudetto in bacheca, ma giunta a due finali di Champions in tre anni, non aveva un futuro. E per il secondo anno consecutivo si riparte dallo stesso undici: la coppia Marotta-Ausilio non è riuscita a scalfirlo. Probabilmente sarebbero servite cessioni pesanti, Marcus Thuram o Denzel Dumfries, per agire in profondità. Invece, più che in passato la campagna acquisti 2025 pare avere logiche finanziarie, non sportive. Serviva un giocatore che saltasse l’uomo davanti, un centrocampista in grado di innalzare il valore fisico del reparto, un difensore che aprisse al rinnovamento. Una scarica di ottimismo, come solo sa essere la novità, per un pubblico profondamente ferito dallo 0-5 di Monaco e dal successivo addio del tecnico piacentino.

Invece, un tesoretto superiore ai 100 milioni di euro tra premi Champions, incassi da cessioni, plusvalenze a bilancio, e cessazioni di contratti pesanti come quelli di Arnautovic e Correa, hanno sortito solo nuovi giovani per completare l’organico. Non per renderlo più competitivo. Si è agito subito, poi si è taciuto. Sucic dalla Dinamo Zagabria, Luis Henrique dall’Olympique Marsiglia, Bonny dal Parma, il rientro di Pio Eposito. Da lì la lunga telenovela Ademola Lookman. Si è certificata una necessità, ma non si è cercata un’alternativa quando la trattativa con l’Atalanta si è fermata davanti ad un muro bergamasco. In una lunga estate sono poi arrivati Diouf dal Lens e infine Akanji, dal Manchester City. Solo l’ex campione d’Europa, curriculum alla mano, può oggi pensare di prendersi un posto nell’undici di partenza, unitamente a Sucic a centrocampo. Il cambio con Pavard toglie dal progetto un giocatore che, per scelte comportamentali, era uscito dalle grazie della dirigenza. Garantisce un giocatore esperto che possa giocare anche in mezzo, se non braccetto di sinistra.

Ma può bastare? Sulla carta no, anche ripensando allo scorso anno, quando gli arrivi di Zielinski in mezzo e Taremi davanti illudevano non poco un popolo carico a mille dopo la conquista dello scudetto numero 20. Oggi il mondo Inter è ferito. San Siro tace per altre proteste. Il gruppo resta buono, l’iniezione di entusiasmo dovrà arrivare da teste fresche e con voglia di emergere. Ma sarà ancora la vecchia guardia a tirare il carro: Con qualche nuova idea di Chivu al timone.

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