Parigi aspetta Ludovica

Cavalli ritrova il feeling con la pista "Correre non è uno sport, è amore" .

Parigi aspetta Ludovica

Parigi aspetta Ludovica

di Giuliana Lorenzo

La reazione chimica con l’atletica, per lei che studia questo, è forte più che mai. Sotto la guida di Stefano Baldini, la mezzofondista Ludovica Cavalli, tesserata con l’Aeronautica Militare, ha ritrovato il giusto feeling in pista. L’atleta genovese, ma ex Bracco (con cui compete ai societari), ha ottenuto, al Mondiale, il pass per Parigi 2024.

Ha realizzato cosa ha fatto?

"Ho sentito la mental coach, perché volevo farlo e sono riuscita a mettere a fuoco. Mi sono emozionata a posteriori".

Si aspettava un miglioramento cronometrico così?

"Venivo da un periodo difficile, non riuscivo a inquadrare i 1500, ho cambiato da poco allenatore, bisognava prendere le misure. Dopo il Golden Gala, ho avuto un calo e mi sono messa in dubbio io prima degli altri. Quello che è successo a Budapest è stata una sorpresa, una serie di emozioni che è difficile tenere a bada. Mi volevo emozionare, ma è meglio trattenersi per la gara successiva. Volevo passare in semifinale, non mi aspettavo altro. Le tre gare mi hanno dato fiducia. Se penso alla concentrazione avuta non mi capacito di come ci sia riuscita. Sono stata fredda, ho pure eliminato Instagram per due giorni". Per la prossima stagione si concentrerà sui 1500?

"Sì, non ho mai messo in dubbio di essere da 1.500. È la gara che amo correre e quando succede ed è quella che va meglio sei fortunato. Farò pure 800 e 5000. Voglio provare tutte le distanze e correrle bene. Aspetterò l’avvenimento importante sperando di partecipare. La cosa bella e brutta di questo sport è che bisogna sempre essere pronti".

Che significa lavorare con Baldini?

"È stato influente: sono passata da fare un turno a tre. È bello, è stato un grande atleta e lo è ancora perché se corriamo rischia di superarmi! È una testa dura e credo che per questo sia stato fenomenale. Si aspetta sempre tanto ma se qualcosa non va ti aiuta. Studia, vuole migliorarci, è severo con sé stesso, dà il massimo e si aspetta lo stesso da noi. Sa essere molto umano".

Gareggia ai societari con la Bracco Atletica…

"Il presidente Angelotti è come un nonno. Quando le cose non vanno è il primo a scrivermi. Non porto più, se non per i societari, i loro colori ma sono tenuta d’occhio. Sono la mia famiglia. Se ho dei problemi chiamo Franco".

Prima dell’atletica giocava a calcio…

"Ho tre fratelli, il calcio mi lega a mio nonno perché arbitrava le partite. Poi ho deciso che volevo fare ciò che mi faceva stare bene. Mi dicevano ‘hai iniziato prima a correre che a camminare’, non ero pronta a fare uno sport individuale, a mettermi a confronto, forse per insicurezza. Poi è arrivato il momento. La corsa ti fa stare bene. Amo togliermi soddisfazioni, è la cosa più bella. Andare a correre fa parte di me. Non è uno sport, è amore".

Che rapporto ha con la sua famiglia?

"Mia mamma è la persona più forte che conosca. Se penso di mollare so che lei non lo farebbe. Mi ha insegnato a cadere e rialzarmi. Papà è un esempio di protezione. Nello sport, c’è mio fratello, gioca a calcio, è cocciuto come me".