
Paola Ferrari
Mino Raiola-Paola Ferrari 1 a 0. Il noto procuratore calcistico, che rappresenta, fra gli altri, gli interessi di Zlatan Ibrahimovic e Gianluigi Donnarumma, quest'ultimo appena passato dal Milan al Paris Saint Germain, è stato assolto per le offese rivolte alla giornalista sportiva, uno dei volti del calcio per la Rai.
Botta e rispostaccia
La vicenda risale al 2017. Tutto partì da un tweet scritto da Ferrari sul suo profilo social, in cui la popolare conduttrice - in questo periodo balzata agli onori della cronaca per i suoi numerosi strafalcioni nella pronuncia dei nomi dei giocatori impegnati agli Europei - sosteneva che Donnarumma, all'epoca protagonista di una prima telenovela sul rinnovo del contratto con i rossoneri, non avrebbe dovuto più indossare la maglia della Nazionale.
Una posizione che le aveva attirato gli strali dell'ex pizzaiolo italo-olandese. "Una signora che ha sposato una persona che gestisce uno degli hedge fund più grandi al mondo - aveva detto in una conferenza stampa convocata nella sua casa di Montecarlo un furioso Raiola - come c... ti permetti di dire codice etico. Ma vattene a quel paese (Raiola utilizzò una formula più volgare, ndr) tu e Carlyle (il fondo gestito appunto dal compagno di Paola Ferrari)”.
Parole durissime che portarono Paola Ferrari a sporgere querela. La telegiornalista, infatti, si sentiva diffamata dalle dichiarazioni di Raiola. Il tribunale di Roma, però, ha bocciato la richiesta di risarcimento. Per i magistrati le frasi di Raiola non rappresenterebbero una condotta diffamatoria, perché non lederebbero la reputazione della conduttrice di 90° Minuto, "nonostante l'indubbia trivialità".
La reazione di Paola
"Sono della linea che le sentenze vanno accettate, ma ricorrerò comunque in appello: è stato gravissimo che Carmine Raiola abbia convocato una conferenza con tutti i giornali ed emittenti, nella quale ha fatto un attacco preciso a una critica che avevo espresso con toni non volgari'', ha detto Paola Ferrari, commentando la sentenza del Tribunale di Roma, che l'ha condannata a pagare le spese processuali nella causa per diffamazione intentata dalla giornalista contro il procuratore del portierone della Nazionale.
''Questa offesa è stata ripetuta più volte - prosegue la giornalista - E oltre alla parolaccia reiterata, c'è il fatto di denigrare una giornalista che lavora da 18 anni e che esercita il suo dovere di critica. Non si può permettere di essere insultati anche attraverso i mezzi di stampa, come concetto e come precedente''.
Nella sua conferenza stampa-intemerata Raiola accusò la Ferrari, che aveva espresso convinzione che lui e Donnarumma stessero tracheggiando nella trattativa con il Milan per ottenere un vantaggio economico, anche di aver sposato un uomo che "pensa ai soldi in tutti i momenti della giornata".
La decisione del giudice, chiosa la giornalista, "che sentenzia 'si è trattato di un generale fenomeno di impoverimento del linguaggio e del costume' ancora non fa giurisprudenza, dato che ricorrerò in appello. Ma da domani, se la sentenza fosse confermata, tutti potrebbero offendere liberamente. E anche indire una conferenza al fine di insultare''.