
L’attaccante Enock Barwuah si confida al podcast YouTube “Centrocampo” raccontando la sua burrascosa esperienza al Pavia nella stagione 2018-2019 "Volevano una mano, la risposta è stata un secco no. E mi hanno fatto la guerra".
Era il 25 luglio del 2018 quando l’allora 25enne Enock Barwuah, il fratello di Balotelli unito all’ex azzurro dalle stesse passioni (pallone e motori su tutte), si presentò allo stadio “Fortunati“ di Pavia con la potente Ferrari gialla di SuperMario per la presentazione ufficiale. Taglio di capelli all’ultima moda e abito griffati, quella “passerella“ non passo inosservata. Del resto era stato proprio il fratello maggiore a dare la sua “benedizione“ ("una scelta giusta") prima del trasferimento in una piazza importante per il campionato di serie D, dopo le esperienza con Bogliasco, Vallecamonica e Foligno. Sette anni dopo, però, si scopre ben altro. Ed è stato proprio Balotelli jr (reduce da una brillante seconda parte di stagione con la maglia dell’Ospitaletto culminata con la promozione in serie C e un rinnovo in arrivo) a raccontare nel corso di un’intervista al podcast Centrocampo i retroscena di un’esperienza (2018-2019, ventitrè presenze e 3 gol) cominciata sotto i migliori auspici ma finita malissimo in un clima ostile. Passando dal sogno all’incubo, da una maglia da titolare a esclusioni immotivate per ragioni che poco hanno a che fare con il campo e che riportano ad argomenti e inchieste attualissime, ovvero al sottobosco di quel calcio malato e senza regole (in particolar modo quello dilettantistico) dove prevalgono altri interessi e capita spesso di dover pagare di tasca propria per giocare o anche per allenare. "Ero a Miami e fui contattato dal Pavia, mi voleva a tutti i costi. Andai lì, mi convinsero e firmai. Poi le cose sono andate diversamente , anche se stavo facendo bene...".
Quel feeling che si era instaurato fra le parti si sbriciolò velocemente dopo pochi mesi. In un momento particolare, ovvero quando SuperMario fece visita alla squadra mantenendo la promessa fatta in estate al fratello. Dal racconto di Enock si capisce che la dirigenza del Pavia avrebbe tentato di “coinvolgere“ Balotelli senior in quel “progetto tecnico “ facendogli una richiesta (neppure troppo velata) di sostegno economico. "Viene vedermi Mario e gli chiedono: “Eh ma dai dacci una mano...”. Lui rispose seccato: “Guarda, se io devo pagare per far giocare o aiutare mio fratello, è meglio che vanno tutti a lavorare, anche mio fratello”".
Dopo quel botta e risposta con la reazione molto decisa dell’ex attaccante di Inter e Milan, l’avventura di Enock al Pavia prese una piega diversa. Perché proprio Balotelli jr avrebbe pagato le conseguenze del netto rifiuto di Mario. "La verità è che questi qua hanno chiesto lo sponsor a mio fratello e lui si è anche arrabbiato. Da lì in poi non ho più visto il campo ed hanno cominciato a farmi la guerra, anche se loro dicevano che non era per questo motivo ma perché prendevo troppo". Di fatto Enock in allenamento convinceva tutti, allenatore compreso, il quale poi in privato avrebbe ammesso l’impossibilità di schierarlo proprio a causa del veto e delle pressioni dei dirigenti: "Il mister era a disagio. Durante la settimana ero titolare, la domenica in panchina. Poi mi chiamava da parte e mi diceva: “Guarda Enock io vorrei farti giocare, però se lo faccio mi cacciano”", la denuncia di Enock Barwuah. Detto, fatto. Uno degli episodi chiave nel match contro il Modena: "L’allenatore mi butta dentro e cambio la partita. Dopo quella gara il mister mi dice: “Adesso fai parte dei titolari, basta condizionamenti“. Dopo due giorni fu esonerato".
Con l’arrivo del nuovo tecnico - che Balotelli jr conosceva da tempo - andò persino peggio. Atteggiamento di totale indifferenza e un’umiliazione dietro l’altra: "Non mi guardava neppure negli occhi nonostante conoscessi suo figlio. Si comportava come se non esistessi. Volevo andare via nel mercato dei dilettanti, però mi dissero che ero fondamentale. Poi però volevano mandarmi via comunque, a Cuneo. Dissero che non potevano più pagarmi mai io risposi: “Dovevate dirmelo prima, non ora che il mercato è chiuso e non ho alternative". Il clima era diventato pesantissimo in campo e fuori ("Mi facevano impazzire, a San Marino stavamo perdendo e invece di farmi entrare hanno chiamato un ragazzo della juniores solo per provocarmi..."). Enock decise di lasciare la squadra con due mesi d’anticipo a patto di ricevere i compensi pattuiti: "Non ne potevo più. mi hanno dato i soldi e sono andato via. E’ stata dura, quando dovevano pagarmi mi è capitato anche di sentirmi dire: “Tanto tu non hai bisogno di soldi, sei il fratello di Mario”. Ed io rispondevo: “Scusami ma se io devo fare il fratello di Mario, non vengo qua ad allenarmi... Sto con mio fratello e mi faccio pagare da mio fratello. Ma se son qua come tutti gli altri, tu mi devi rispettare e pagarmi come fai con tutti gli altri”..."
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