ALESSANDRO LUIGI MAGGI
Sport

Meneghin, la leggenda. "Varese e Milano nel cuore. Ma che rimpianto l’NBA»

Il simbolo della pallacanestro italiana, da giocatore a spettatore interessato: "Gli Usa grande chance per i giovani. L’Olimpia? Tifo per Messina presidente".

Il simbolo della pallacanestro italiana, da giocatore a spettatore interessato: "Gli Usa grande chance per i giovani. L’Olimpia? Tifo per Messina presidente".

Il simbolo della pallacanestro italiana, da giocatore a spettatore interessato: "Gli Usa grande chance per i giovani. L’Olimpia? Tifo per Messina presidente".

"Un pugno nello stomaco". Un’estate triste, questa, per Dino Meneghin. La leggenda del basket italiano è stato presente, con il dolore nel cuore, ai funerali di Marco Bonamico a Bologna, suo compagno nell’argento olimpico di Mosca e nell’oro europeo di Nantes. I primi grandi titoli del nostro basket (sarebbero poi arrivate la vittoria di Parigi e la finalissima di Atene con l’Argentina di un’altra generazione) che si ritrovano uno al fianco dell’altro, travolti da emozioni e lacrime. Niente è stato semplice in questi giorni per il più grande giocatore italiano di tutti i tempi. Un sorriso è per la sua Varese, che festeggerà 80 anni con il via della stagione. Da lì iniziò la leggenda del grande Dino Meneghin. "Mio padre si trasferì per lavoro lì nel 1958 e noi ovviamente lo seguimmo. Altri tempi, intorno a noi il verde dei prati che mi ricordava Alano di Piave. Quando iniziai a giocare lì avevo 13 anni. La società era già ben organizzata, Nico Messina fu la mia guida".

I titoli arrivarono presto. Per lei cinque Coppe dei Campioni (in carriera sette, nessuno come lui) e sette campionati (e qui si arriva a dodici, altro primato assoluto).

"Va detto che quando iniziai ad affaccarmi in prima squadra Varese era già protagonista a livello nazionale. Nel 1966 arrivò la Coppa delle Coppe e fu l’inizio di tutto, anche se il salto di qualità fu il palazzetto di Masnago, casa della squadra biancorossa anche oggi. La conferma della volontà della figlia di Guido Borghi di investire in quel club e nel gioco".

La vera rivalità era con Milano o con Cantù. I tifosi di Varese non avrebbero dubbi...

"E invece dico l’Olimpia, ovvero il grande Simmenthal di allora. Era la metropoli plurivincente, e nel campionato pre-playoff ci giocammo tanti Scudetti allo spareggio. Dopo divenne la mia casa, quindi il rapporto è particolarmente importante per me, però ai tempi furono grandissime battaglie con quelle che erano denominate le “scarpette rosse“. Poi Cantù resta unica, un’altra società che in quegli anni vinse tanto. La rivalità c’era, definivo quelle tre squadre come il “triangolo delle Bermuda“ della nostra pallacanestro".

Questa è stata l’estate delle squadre giovanili azzurre. L’oro dell’Under 20, il bronzo dell’Under 18 che un anno fa arrivò alla finale mondiale. Una rinascita?

"L’Under 20 ho avuto la fortuna di ammirarla in un torneo di preparazione a Cadore. Sono rimasto entusiasta, perché ho visto un po’ del gioco che piace a me. Ovvero difesa dura, ritmo nella circolazione di palla in attacco e tanta presenza a rimbalzo offensivo. Arrivare a conquistare una medaglia d’oro è questione di tanti fattori, ma mi sembrava già in quelle prime battute una squadra da medaglia".

Per alcuni ragazzi di questi gruppi il futuro immediato è nella NCAA americana, visto che i college ora possono sostenere ingaggi anche milionari. Un po’ li invidia per questa chance?

"Sinceramente a Varese stavo benissimo. Il mio rammarico è solo il mancato salto in NBA. Ma chiaro, vivere in una città americana, conoscere un altro mondo e altri sistemi di allenamento è una grande esperienza, certamente più che sventolare asciugamani in LBA o in A2".

In Italia quest’anno la finale è stata tra Virtus e Brescia, ma più per colpe di Milano. La sensazione è che il duopolio sia ancora vivissimo. Concorda?

"Olimpia e Virtus sono le favorite, senza alcun dubbio. Dietro crescono outsider come Brescia, Trento, Venezia e Trapani. Sempre, ovviamente, che gli acquisti siano quelli giusti. Aspetto la fine del mercato prima di esprimermi, anche perché per chi gioca ogni due giorni conterà molto la profondità del roster".

In Olimpia Milano questa sarà l’ultima stagione di Ettore Messina da capo allenatore, con il successore designato al suo fianco come assistente. Che impressione le fa?

"Sta preparando il progetto futuro con l’arrivo di Peppe Poeta al suo fianco. Spero solo che possa restare come presidente a “tempo pieno“. La sua esperienza non si deve perdere, sarebbe un vero peccato".

Una leggenda che abbraccia un’altra leggenda. Dino Meneghin, spettatore interessato, si prepara ad assistere a un’altra stagione chiave per la nostra pallacanestro. Con Marco Bonamico nel cuore.

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