
Carlo Mazzone
Brescia, 4 febbraio 2021 - Per sempre giovane. Carletto Mazzone non vuole smettere di stupire. All'età di 83 anni l'ex tecnico, con l'aiuto del nipote, ha deciso sbarcare su Twitter. L'ex allenatore di Roma, Fiorentina, Napoli, Ascoli e Brescia, dove formò un asse delle meraviglie con il Divin Codino Roberto Baggio e dove si rese protagonista della mitica corsa sotto la curva bergamasca del 30 settembre 2001, dopo il 3-3 fra le Rondinelle e l'Atalanta, ha avuto il battesimo del social network con tre foto.
La prima datata, con la maglia dell'Ascoli, squadra in cui ha militato prima da giocatore, poi da allenatore, la seconda di famiglia, scattata lo scorso Natale, con moglie e nipoti e la terza da bisnonno. In poche ore ha già superato i 4.300 follower. Poi ha postato due video: il primo con Totti che rivela il forte legame che ha sempre avuto con lui ("Per me è stato un secondo padre: mi ha cresciuto in campo ma soprattutto fuori") e il secondo con Guardiola che ricorda: "Mazzone è stato il più forte di tutti. E' una persona per bene che merita il meglio. Non scorderò mai quanto mi ha aiutato in un momento duro della mia carriera, quando sono arrivato a Brescia"
La carriere di Carletto Mazzone nel mondo del calcio copre praticamente mezzo secolo. Dagli inizi da giocatore, roccioso difensore con una lunga militanza nel "suo" Ascoli, nove anni, la gran parte da capitan, fino alla carriera di allenatore. Ed è soprattutto sulla panchina che il "sor Magara" si è conquistato i galloni di mito del pallone. Fra le sue imprese in panchina la doppia promozione dalla C alla A con i bianconeri ascolani e la doppia salvezza in A con il Catanzaro a fine anni '70. Negli anni '90 centra la qualificazione in Coppa Uefa con il Cagliari, traguardo che gli vale la chiamata della Roma, la squadra del cuore. In giallorosso ha il merito di lanciare Francesco Totti. A Bologna con Beppe Signori arriva in semifinale di Coppa Uefa e Coppa Italia. A Brescia fonda la sua squadra intorno al talento di Roberto Baggio, permettendogli di esprimere al massimo il suo talento, e cambia il ruolo ad Andrea Pirlo, arretrandolo da mezza punta a regista di centrocampo. Chiusura a Livorno, dove batte il record di Nereo Rocco, raggiungendo le 795 panchine in Serie A.