
Il direttore sportivo. dell’Inter, Piero Ausilio
Petar Sucic potrebbe essere l’ultimo regalo. Ai primi di settembre l’Al-Hilal lancerà l’assalto definitivo a Piero Ausilio, per cercare di ricomporre con Simone Inzaghi la "coppia di campo" che più ha caratterizzato l’ultimo lustro del calcio italiano. L’offerta è di quelle che cambia un’esistenza, le ripercussioni per l’Inter pesantissime, in quella che è già una stagione di complessa ripartenza dopo l’addio del tecnico piacentino. Anche perché la giocata araba è duplice: secondo media arabi 5 milioni di euro a stagione per Ausilio e 2 per Dario Baccin, dal 2017 suo vice. Più bonus. Adesso non può che essere il tempo delle riflessioni, lasciando anche spazio alle emozioni della memoria. Piero Ausilio, l’Inter, l’ha vissuta in ogni forma, tanto da esserne quasi sostanza.
Da quel ginocchio letteralmente "saltato in aria" ai tempi della Pro Sesto dopo un contatto di gioco con Cudicini, di anni ne sono passati. "Ero bravino, ma massimo Serie B" il racconto di quello che non sarebbe stato, e che inizia a formarsi proprio in quella società dall’anima operaia alle porte di Milano. La Pro Sesto, che a fine anni Novanta era considerata la terza squadra del capoluogo, con nel 1997 l’arrivo all’Inter da segretario del settore giovanile. E’ l’inizio di una cronoscalata di successo, termine assolutamente adatto visto che un anno dopo Pantani metterà insieme la doppietta Giro-Tour. Lunga, durissima, inesorabile. La prima firma è su un contratto di sei mesi. Durerà, quanto meno, 28 anni: "Non sono mai più venuto via da qui, crescendo in modo graduale. L’Inter è stata una grande scuola, ho provato tutto" il ricordo.
Nel 2001 è al fianco di Beppe Baresi al vertice di quello che sta diventando il miglior settore giovanile dello stivale, sostituendo l’Atalanta nel segno non solo dei trofei, ma anche di talenti affacciatisi in prima squadra con fortune alterne, come Santon e Balotelli, o Destro. Dopo due anni nel Cda dello Spezia Calcio, ma in quota Inter, nel dicembre del 2010 affianca Branca in quello che sarà il tramonto del gruppo del Triplete, per poi succedergli nel 2014. Passa attraverso la proprietà Moratti, Thohir, Suning e, ora, Oaktree, conquistando con la prima squadra due Scudetti, 4 Coppe Italia, 3 Supercoppe e un Mondiale per Club, vivendo anche due finali di Champions League e una di Europa League. Dai suoi stessi ricordi emergono i due capolavori, Kovacic e Brozovic (senza dimenticare la compravendita di Onana), e il grande errore, Kvaratskhelia. Per l’uomo, anzi gli uomini considerando il vice Baccin, è un’occasione irripetibile. Per i dirigenti la fine di un lungo percorso, lasciando Beppe Marotta in una situazione più che complessa. Ma sono le regole del mercato. L’Arabia dorata chiama. Dire no sarebbe solo per una questione di cuore.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su