GIULIANA LORENZO
Sport

La triplista Erika Saraceni, dal primato nazionale Under 20 all’obiettivo Europei in Finlandia. "Il salto perfetto deve ancora arrivare»

Figlia d’arte, il gatto di nome Bolt e il sogno continentale: "Ma per Furlani e Iapichino sarei da Mondiali"

Erika Saraceni, triplista milanese classe 2006 per la società Atletica Bracco

Erika Saraceni, triplista milanese classe 2006 per la società Atletica Bracco

Erika Saraceni è così appassionata di atletica da aver chiamato il suo gatto Bolt, come Usain. Inizialmente, la classe 2006 dell’Atletica Bracco, non sapeva nulla del salto triplo, oggi sua specialità. Poi, la futura studentessa di economia che appena può, stando attenta, fugge a fare snowboard, si è appassionata. Merito del papà ex quattrocentista e di mamma Rosa Anibaldi, allenatrice.

Si aspettava una stagione così? "All’inizio no, ma all’esordio a 14.01 ho capito che sarebbe stata un’annata di sorprese: cominciare così cambia la prospettiva, mi rende più ambiziosa. Ho fatto il salto di qualità quando ho iniziato ad allenarmi con Eugenio Paolino, tecnico di triplo, ex coach della Nazionale giovanile. Prima, non lo facevo ed ottenevo risultati molto buoni, con un allenamento mirato sapevo che sarei migliorata. C’è margine di crescita".

Che valore ha il record italiano U20? "Vale tanto: era l’obiettivo stagionale. Sono contenta di averlo farlo alla prima gara outdoor. Mi sono riconfermata tre volte a 14, ma il salto della stagione deve arrivare. Farò poi un salto agli Assoluti, ma tutto in vista degli Europei U20 in Finlandia (8-10 agosto, ndr)".

Ha debuttato con la Nazionale seniores agli Europei a squadra, come vive questo momento essendo junior? "Sono situazioni diverse. Agli Europei non ero in cima alla classifica e sono riuscita a emergere, agli italiani ero prima. Da una parte, sono quasi sempre prima, invece, nelle altre competizioni parto dal fondo e mi confronto con le più forti. Sono felice di fare gare giovanili e di approcciarmi al mondo assoluto. L’Europeo è stato unico: non c’era esperienza migliore per iniziare".

Ha chiesto consigli ad alcuni come Furlani o Iapichino? "Sì, per il Mondiale di Tokyo: per me è un’idea lontana. Sono di poco fuori dal ranking, ma è difficile, non perché non riesca a fare le misure, ma altre hanno come obiettivo quella gara, il mio è l’Europeo. Mattia e Larissa mi hanno detto che potrei farcela con le gare giuste".

Cosa le è piaciuto dell’atletica? "I miei mi hanno trasmesso la passione. Ho sempre visto le gare in tv sognando di essere atleta. Non conoscevo il triplo, ho iniziato per caso e poi mi sono resa conto di quanto sia affascinante. Mi piace tutto anche se è pesante per le gambe. La sensazione più bella è quando finisci il balzo: più dura, più sei in aria e l’idea che stai “volando“ fa capire quando sia lungo".

A Milano dove si allena? "Al XXV Aprile, che purtroppo non è ben messo. Hanno rifatto la pedana, ma non il tartan, solo la battuta, era conciata male: rischiavo di rompermi un piede. Ci si adatta. Il Giuriati è bello, quando riesco vado con il mio allenatore".

Ha mai pensato di andare all’estero? "Ho ricevuto qualche offerta dall’America, non ho accettato, lo avrei fatto per l’inglese (ha studiato lingue al liceo, ndr). Quasi ad ogni uscita ho fatto il personale, andare lì potrebbe far perdere i progressi".

G.L.

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