
Simone Inzaghi festeggiato da Lautaro Martinez, Federico Dimarco e Nicolò Barella dopo il successo col Barcellona
Il cuore nerazzurro batte ancora forte dopo la folle notte di San Siro. Un 4-3 contro il Barcellona destinato a scolpirsi nella storia del club. Il 31 maggio, a Monaco di Baviera, ci sarà il PSG. E per l’Inter, sarà il momento della verità. Ma prima, c’è un’altra corsa da vivere, quella scudetto. Magari disperata, forse illusoria, ma ancora concessa dalla matematica. Il Napoli è avanti di tre punti, e se il disavanzo sembra un capitale inattaccabile, il margine d’errore è nullo. In questo contesto, Simone Inzaghi si ritrova davanti a una sfida affascinante (oggi l’accusa sugli "zero tituli" ha perso vigore) quanto delicata: gestire. I centoventi minuti con il Barça hanno svuotato il serbatoio, ma cedere ora vorrebbe dire spegnere l’ultima fiamma di speranza tricolore. Torino (11 maggio), Lazio (18 maggio), Como (25 maggio): tre tappe da non fallire, tre test per non perdere ritmo in vista della finale. Il Napoli ha Genoa, Parma e Cagliari. Sulla carta, un compito leggermente più agevole, con la Lazio come chiave di volta.
Ma la pressione pesa, anche sui partenopei in vista del traguardo, e l’Inter vuole esserci, pronta ad approfittarne. Ecco allora il turnover: necessario, ma non assoluto. Non ci sarà un’Inter B come contro il Verona. Che magari non ha impressionato, ma è stata abile a sbloccare la contesa nei primi dieci minuti di gioco. Inzaghi vuole evitare un calo di tensione. Pavard, Lautaro e Mkhitaryan sono out, Frattesi e Bastoni in forte dubbio. Thuram, Acerbi, Dumfries e Dimarco sono affaticati. Ma Calhanoglu, Barella e Carlos Augusto ci saranno. Non per forza tutti insieme, ma dosati per mantenere il motore acceso.
A Torino potrebbero partire Arnautovic e Correa (ma occhio a Taremi, rinvigorito dal saggio assist a Frattesi), in difesa spazio a Bisseck e de Vrij, sulle fasce Darmian e uno Zalewski che torna a giocarsi le sue carte sulla sinistra. E in mezzo magari quell’Asllani che ha brillato con l’Hellas. L’obiettivo è duplice: arrivare a Monaco al top, ma senza smettere di misurarsi ad alti livelli. Anche perché la storia insegna: due anni fa, a pochi giorni dalla finale di Istanbul, Inzaghi schierò sei titolari su undici. Il piano sarà ripetuto. E in fondo, continuare a vincere è il miglior modo per allenarsi, tenendo conto di un calendario che, dopo un ritmo forsennato, ora offre una gara alla settimana fino a Monaco. Sul futuro nessun dubbio: Inzaghi e l’Inter continueranno insieme. Il rinnovo è deciso, la fiducia mai intaccata. Le sirene arabe e inglesi non cambiano la sostanza. La finale è un traguardo, ma anche un punto di partenza. E tra scudetto e Champions, l’Inter non ha intenzione di mollare nulla.
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