Collovati, Ganz, Seedorf, Pirlo, Cassano e gli altri: ecco chi ha preceduto Calha

La storia degli affari fra Milan e Inter: il trasferimento del centrocampista turco è l'ultimo capitolo di una lunga storia

Seedorf con la maglia del Milan e Cassano con quella dell'Inter

Seedorf con la maglia del Milan e Cassano con quella dell'Inter

Una rotta di mercato piuttosto frequentata fra addii al fiele, dispetti reciproci e scambi che hanno fatto la fortuna dell'una o dell'altra squadra, diventando anche motivo di sberleffo fra le tifoserie. Nei giorni in cui si sta formalizzando il passaggio del centrocampista turco Hakan Calhanoglu dal Milan ai cugini dell'Inter, tornano alla memoria i numerosi affari combinati fra rossoneri e nerazzurri.

Simbolo in nerazzurro, meteora in rossonero

Giuseppe Meazza è considerato il giocatore italiano più forte dell'epoca fra le due guerre mondiali. Simbolo dell'Inter (ma anche della Milano sportiva, tanto che a lui è stato intitolato lo stadio di San Siro), nel 1940 dopo dodici stagioni all'allora Ambrosiana fu ceduto al Milan, all'epoca squadra piuttosto male in arnese, ribattezzata Milano per motivi politici (si era sotto il fascismo e qualsiasi nome che "puzzasse" di straniero era bandito). In rossonero il Pepìn non rivisse la grandeur della sua epopea sull'altra sponda del Naviglio, giocando due stagioni fra pochi chiari e molti scuri, complice anche un infortunio al piede. 

I poco ruggenti anni '80

Negli anni '80, dopo due scudetti conquistati a cavallo fra del decennio precedente (nel '79 il Milan vinse il campionato della stella, a cui replicò nel 1980 l'Inter del sergente di ferro Bersellini) le squadre milanesi soffrono il dualismo Juventus-Roma e restano spesso lontane dalla lotta per il tricolore. I rossoneri, in particolare, scontano addirittura l'onta della serie B, retrocedendo per due volte. Una prima volta a causa dello scandalo scommesse, la seconda - nel 1982 - sul campo. E' rimasto nella storia il passaggio, proprio al termine della stagione della caduta-bis in cadetteria, il cambio di casacca di Fulvio Collovati, che lasciò il Milan da capitano per trasferirsi all'Inter. Una mossa che fu vista come un tradimento dai tifosi rossoneri, che ancora oggi a sentire il nome del campione del mondo 1982 aggrottano più di un sopracciglio. Collovati ebbe una discreta carriera in nerazzurro, ma i milanisti ebbero la loro rivincita quando videro svettare Mark Hateley sopra il difensore friulano per un colpo di testa che diede la vittoria al Milan in un derby dopo anni di digiuno. Un'immagine diventata un'icona e anche il soggetto di una coreografia della curva del Diavolo.

Ha fatto due volte il tragitto fra Appiano Gentile e Milanello; prima in una direzione, poi nell'altra, un altro calciatore del Triveneto, la torre d'attacco Aldo Serena. All'inizio degli anni '80 passò dall'Inter al Milan, fresco di retrocessione e con i suoi gol contribuì all'immediato ritorno rossonero in A. Un "viaggio" organizzato nell'ambito dell'affare Collovati: in rossonero, a "risarcimento" dell'acquisto del centrale azzurro arrivarono anche Nazzareno Canuti e Giancarlo Pasinato. Poi il futuro attaccante della Nazionale fece subito rientro alla base nerazzurra, salvo essere ceduto nuovamente al Torino. Successivamente, dopo un'esperienza con la maglia della Juventus (il centravanti di Montebelluna resta l'unico giocatore ad aver indossato le maglie di Milan, Inter, Juventus e Torino in carriera), rieccolo all'Inter. Nella sua terza esperienza in nerazzurro visse la stagione della vita nell'88-89: scudetto con record di punti e titolo di capocannoniere. Nel '91 una nuova tappa nel club all'epoca di proprietà di Silvio Berlusconi: arrivato con l'obiettivo di contendere il posto ai titolari, Serena finì per immalinconirsi in panchina senza segnare nemmeno un gol

A cavallo del nuovo secolo 

Con un mercato più liberalizzato fra anni '90 e 2000 gli affari fra Milan e Inter si fecero molto più frequenti. Alcuni scambi sono rimasti impressi nella memoria di entrambe le tifoserie, per motivi opposti. Da una parte si ghigna ancora a pensare all'arrivo di certi "scarti" dei cugini che, in seguito, con l'altra maglia si sono affermati, trasformandosi in pilastri. Dall'altra si maledice il momento in cui la dirigenza ha dato il via libera alla cessione o all'acquisto di un giocatore dagli odiati rivali. 

Maurizio Ganz era uno dei giocatori più apprezzati dalla curva nerazzurra che per lui coniò il soprannome "el segna semper lu". Nel '97, dopo l'arrivo di Ronaldo alla Pinetina, gli spazi fra i titolari per la punta di Tolmezzo si ridussero notevolmente. Ganz fu ceduto al Milan nel mercato d'inverno. Appena arrivato in rossonero ebbe la sua vendetta, segnando una rete nel derby di Coppa Italia finito 5-0, per altro unica soddisfazione di una stagione piuttosto avara di gioie per il Diavolo. L'anno successivo Ganz avrebbe segnato uno dei gol più importanti della storia recente del Milan, il 3-2 contro la Sampdoria nel recupero, decisivo per il tricolore. 

Il tempo lenisce qualsiasi ferita, ma i supporter nerazzurri non possono scordare i "pacchi" rifilati loro dal Milan che, invece, in scambi non esattamente alla pari, si ritrovò in squadra stelle che avrebbero contribuito a scrivere la storia del Diavolo targato Ancelotti. Andrea Pirlo, dopo un'esperienza complicata all'Inter, in cui non riuscì a trovare la giusta collocazione in campo, passò al Milan via Brescia, dove era tornato in prestito dal club del presidente Moratti. Con le Rondinelle Mazzone ebbe l'intuizione di arretrarne il raggio d'azione e trasformarlo in regista, il ruolo di cui divenne uno degli interpreti principali a livello mondiale con il Milan di Ancelotti. Nell'ambito dell'affare all'Inter - che comunque intascò 35 miliardi di lire - sbarcò il carneade croato Drazen Brncic. 

Nel maggio del 2002, invece, Milan e Inter si scambiarono i cartellini di Clarence Seedorf e Francesco Coco. Il primo fantasista dal talento cristallino che in nerazzurro però si stava perdendo, il secondo giovane terzino sinistro che dopo un ottimo avvio di carriera stava smarrendo certezze. La speranza è che il cambio d'aria giovasse a entrambi. Non fu così. Seedorf, inizialmente dubbioso sul trasferimento, divenne ben presto pedina fondamentale nello scacchiere rossonero, contribuendo alla conquista, fra l'altro, di uno scudetto, di due Champions league e di una Coppa Italia. Coco, invece, non trovò grande spazio all'Inter, complici anche i numerosi infortuni.

Leonardo, Cassano e i fischi milanisti

Più avanti fece scalpore un "salto" di panchina dal Milan all'Inter. Leonardo, l'intellettuale brasiliano prestato al pallone, che al Milan si era affermato anche come giocatore, nel 2009-2010 fu scelto per guidare il Milan dalla coppia Galliani-Berlusconi. In rossonero si fece notare per la predilezione per un modulo fortemente offensivo, con quattro attaccanti o fantasisti, ribattezzato "4-2-fantasia". L'anno successivo, a dicembre, l'attuale direttore sportivo del Paris Saint Germain fu chiamato da Moratti in sostituzione di Rafa Benitez. Le sue dichiarazioni appassionate verso i colori nerazzurri furono mal digerite dai cugini, che non mancarono di coprirlo di fischi nella prima occasione disponibile.

Qualche anno dopo anche Antonio Cassano si tolse la maglia rossonera per indossare quella nerazzurra. Con il Milan il talento di Bari Vecchia aveva vinto uno scudetto ed era stato vittima di un malore al cuore che l'aveva tenuto lontano dai campi per sei mesi, tornando a giocare poco prima di trasferirsi all'Inter. Una mossa che gli attirò parecchie critiche dai suoi ex tifosi, anche perché al momento del suo sbarco al Milan, l'ex giocatore di Roma e Real Madrid aveva sostenuto che sopra il Milan ci fosse solo il cielo. Frase che gli fu rinfacciata al momento dell'addio, condito da una serie di dichiarazioni polemiche nei confronti di Adriano Galliani. La risposta fu comunque pronta. Cassano disse che l'Inter è sopra il cielo. 

Sono da registrare, poi, i viaggi di Thomas Helveg e Andres Guglielminpietro dal Milan all'Inter e quello di Bobo Vieri e Amantino Mancini dall'Inter al Milan. Nessuno di loro ha lasciato il segno con la nuova maglia.