Ministri, "Peggio di niente" è un'altra musica

Federico Dragogna: "In questo periodo peggio di niente è stato assistere a una crescita della tensione che ha finito con l’acuire le divisioni mettendo gli uni contro gli altri".

I Ministri

I Ministri

Milano, 13 aprile 2021 - Un singolo ad alta gradazione rock. Firmato Ministri. «L’ho scritto durante lo scorso lockdown confinato nei cinquanta metri quadri di casa mia in zona Città Studi», spiega il chitarrista della band milanese Federico Dragogna a proposito di “Peggio di niente“, in radio da venerdì prossimo. "In questo periodo sfortunato, per certi versi tragico, che stiamo vivendo peggio di niente è stato assistere ad una crescita della tensione che ha finito con l’acuire le divisioni mettendo gli uni contro gli altri". A cosa si riferisce? "Parlo di giovani, runner, aperitivi, furbetti, insomma del tentativo di far ricadere sulla gente responsabilità e sensi di colpa che, quando torneremo a vedere la luce, finirà col renderci ancora più diffidenti e sospettosi di prima" I problemi ci sono stati e ci sono. "Sì, ma le situazioni sono state esasperate. Oggi più che mai sono i media a decidere cosa esiste e cosa no. Mi è sembrato che in determinate circostanze si sia buttata benzina sul fuoco" Pure sui social hanno fatto la loro parte. "Sì, ma il peso dei media è stato notevolissimo. A questo singolo seguirà un ep in cui potremmo approfondire quello che stato il linguaggio degli organi d’informazione in questo anno e mezzo" Il pezzo cita pure il De André di “Ho visto Nina volare“ "De André raccontava di una bimba sull’altalena. Nella nostra canzone Nina cade e, siccome ho un nipotino di sette anni, la metafora riguarda proprio i riverberi di questo stato di cose sui più piccoli" L’apertura di un nuovo capitolo. "In questo anno e mezzo abbiamo lavorato su tanto materiale anche molto vario. Quindi ‘Peggio di niente’ è il primo singolo dell’ep che confidiamo di far uscire entro l’estate per poi pubblicare altro materiale a cui non sappiamo ancora che forma dare". Avete modificato pure l’immagine, puntando su camicione d’antan e gorgiere. "Amiamo la parte glam e, diciamolo, un po’ grottesca del rock. In questi quindici anni siamo andati in giro con giacche napoleoniche acquistate sui banchi d’abbigliamento di seconda mano. Farci rifare gli abiti di scena da un creativo come Nicolò Cerioni (lo stesso, a Sanremo, di Achille Lauro, Måneskin e… Orietta Berti, ndr) significa continuare a battere su questo tasto rinunciando per una volta ai mercatini dell’usato".