"Bellano, palcoscenico delle mie storie Ora con Borlenghi si racconta in 1.500 volti"

Lo scrittore Andrea Vitali tra i protagonisti della mostra-paese che illumina anche il Natale: la bellezza è anche nelle rughe e spettinata. Lo scrittore e il suo “Matrimonio perfetto“ con il borgo dove è nato e che non ha mai lasciato: "Crescere qui è una fortuna"

Lo scrittore Andrea Vitali tra i protagonisti della mostra-paese

Lo scrittore Andrea Vitali tra i protagonisti della mostra-paese

di Simona Ballatore

Era fra i più restii al farsi fotografare, lo confessa. Ma davanti a un progetto così grande sul paese dov’è nato, è cresciuto e ha ambientato gran parte dei suoi romanzi, anche Andrea Vitali si è lasciato convincere. Ed eccolo tra i 1.500 volti e dietro le quinte dell’organizzazione della mostra “Il Ritratto di Bellano“ che da dicembre 2022 a marzo 2023 invade oltre 400 vetrine di negozi, uffici, spazi pubblici e strade. "Al centro c’è il grande lavoro di Carlo Borlenghi - racconta Vitali -. Lui, giramondo e fotografo di vela aveva lasciato il paese da giovanissimo. Quando, a causa della pandemia, c’è stata una sospensione delle attività ha riscoperto le sue origini e anche una ’vecchia’ idea sul ritratto che non era mai riuscito a mettere in campo prima, attuandola in maniera esemplare. Il risultato è sotto gli occhi di tutti".

Quante storie dietro quei volti?

"È una storia unica, a partire da quella di Carlo, che si è ricordato della sua terra d’origine e ha stabilito contatti con le persone che aveva conosciuto in giovane età. Ha recuperato una memoria intima, legata alle sue radici. C’è tutto il paese".

Come hanno reagito i bellanesi?

"L’intenzione era quella di fotografare il maggior numero di persone possibili. C’è stata una grande parte della popolazione che ha aderito con entusiasmo. Una porzione di popolazione ’intermedia’ qualche dubbio lo aveva, ma ha capito di avere fatto bene a risultato compiuto, davanti alle gigantografie e alla meraviglia diffusa. Qualcuno era più recalcitrante".

E lei?

"Ero tra gli ultimi, ma l’abilità del Carlo ha risolto i miei dubbi. E il 10 dicembre è stata una sorpresa per tutti vedere il Comune tappezzato da questi volti. Alcuni ritratti rubano gli occhi per la loro bellezza. Parlo di bellezze non canoniche, oltre a criteri estetici. Qui c’è la bellezza negli occhi, nelle rughe, in una testa spettinata. Chi si è sottoposto allo scatto non è andato dal parrucchiere prima, non si è cambiato, passava via dall’atelier. C’è spontaneità".

Ci sono anche personaggi che hanno ispirato i suoi libri?

"Personaggi veri e propri no, lo affermo con certezza perché mi sono sempre ben guardato dal pescarli dalla realtà, ma alcuni ritratti della mostra fotografica mi obbligano a guardarli più a lungo di altri. Come la foto accanto alla mia, sul lato destro. C’è un amico di famiglia in un ritratto parlante, l’espressione della persona che è. Una sensazione che mi è capitata davanti a più di una foto".

E, insieme, raccontano il paese.

"È così. Il paese senza quelle persone e quei volti sarebbe un luogo morto, un enorme cimitero. Chi è di qua, come me, conoscendo questo e quello rivede le persona reali in quel posto, nella loro attività, rivede un incontro. Stimola la fantasia e il ricordo".

E i turisti?

"Sono positivamente stupiti da questa carrellata di volti. Che ammirano in quanto tali, si incantano a vedere occhi e profilo".

Succede in un anno d’oro per Bellano, anche l’Orrido ha contato 220mila visitatori. Record.

"Sì, l’Orrido in questi due anni ha avuto una forza trainante notevole e c’è un movimento di turisti in un paese caratteristico, rimodernato e messo a posto per bene, ora illuminato dal Natale. La mostra di ritratti si aggiunge al richiamo dell’Orrido e prolunga i tempi di permanenza in loco. Anche perché le fotografie sono distribuite su tutto il territorio del paese. Serve tempo".

Se dovesse descrivere il suo rapporto con Bellano?

"Il matrimonio perfetto. Essendo il luogo dove sono nato, dove ho sempre vissuto, dove ho ricevuto soddisfazioni gradevoli. E pure il luogo dell’immaginario, un teatro naturale che mi serve per ambientare le mie storie. Ho avuto la grande fortuna di nascere qui, l’ho utilizzato come palcoscenico".

La professione di medico l’ha aiutata come romanziere?

"Mi ha aiutato molto a conoscere i caratteri, le persone, non solo fisicamente intese ma dal punto di vista psicologico. A disegnare personaggi su un certo tipo di caratteristiche".

In pandemia ha scelto di rimettere il camice. E adesso?

"Occasionalmente esercito la professione. Anche stamattina ho avuto tre visite, faccio un po’ da ’tappa buchi’. Tutti qui in paese mi conoscono e hanno il mio numero: ove possibile, ci sono".

Come quella figura di medico “di famiglia“ che oggi rimpiangono in molti?

"Ho imparato così a lavorare, è l’unico criterio che utilizzo ancora".

Prossime storie nel cassetto?

"Ce ne sono un paio per l’anno prossimo. Ci sarà un ritorno autunnale del maresciallo Maccadò con Garzanti, e sto inseguendo un paio di storie che non sono ancora atterrate nella penna, accumulando idee e materiali. Sono appena uscito con un libro di racconti sul Natale (Il maestro Bomboletti e altre storie, ndr)".

Da leggere mentre si passeggia per Bellano circondati da 1.500 volti?

"Perché no, stando attenti a dove si mettono i piedi. C’è la cornice in maniera sfumata del lago, della montagna, degli ambienti che mi piace frequentare. L’idea di leggerli camminando, sotto le luminarie ha una certa suggestione".

E quanto bisogno c’è di suggestioni in tempi bui...

"Io ne ho sempre di più. Ho bisogno di stare con la testa fra le nuvole. Ci si distacca un po’ dalle cose più materiali e da quelle brutte. Fa bene allo spirito".