Un docufilm sul “Buco del piombo“ e l’evoluzione dell’arrampicata

Nel cuore della caverna frequentata sin dalla Preistoria e che ha ispirato la Divina Commedia dei Ragni di Lecco

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di Federico Magni

Giungendo in Alta Brianza in direzione di Erba e volgendo lo sguardo verso Nord, si nota un solco che incide le prime alture delle Prealpi con una evidente parete rocciosa strapiombante, al centro della quale si apre un’immensa fenditura. Buco del Piombo è il nome di quella spettacolare caverna aperta sulla bastionata alla destra orografica del torrente Bova, detta Valle Bova, ma anche “il Caino” per il suo aspetto selvaggio. Le enormi dimensioni dell’antro iniziale conferiscono alla grotta una sua peculiare scenografia che stupisce e affascina. Nelle rocce e nei sedimenti dell’antro sono stati rinvenuti segni che dimostrano come quel luogo sia stato frequentato assiduamente sin dalla preistoria.

Per anni il Buco del Piombo è stato al centro di importanti campagne di speleologia. Una cattedrale dentro la roccia dove intorno agli anni Trenta qualcuno immaginò anche di poter scalare. Ma è negli anni Cinquanta e Sessanta, con l’evoluzione dell’arrampicata e della tecnica artificiale che fu possibile tracciare le nuove vie. Fu in particolare Graziano Bianchi, guida alpina di Erba, il protagonista di quella stagione. Per primo ebbe l’intuizione di violare la grande volta del Buco del Piombo. I suoi chiodi sono ancora lì a raccontare quel periodo. Si procedeva staffa su staffa piantando chiodi con grande maestria. Nacquero così le prime vie all’interno dell’immensa volta. Nello stesso periodo l’arrampicata si sviluppò anche sulle parete che dalla grotta prosegue fino all’orrido del Caino. Dopo il periodo ’60-’70, in cui sono nate quasi tutte le vie, in pochi rivolsero di nuovo lo sguardo verso le falesie del Buco del Piombo. Fino a tempi più recenti quando il fascino di quella parete ha richiamato l’attenzione di una nuova generazione di scalatori.

Seguendo l’evoluzione dell’alpinismo la grotta ha vissuto varie fasi e qualche anno fa Simone Pedeferri e Luca Schiera, dei Ragni di Lecco, hanno creato il loro capolavoro: “La Divina Commedia”. Una via di 150 metri, dei quali la metà sono strapiombanti, che percorre l’intera volta della grotta, passa sul muro che sovrasta l’antro ed esce nel bosco che domina la vallata. Una linea su alte difficoltà che ha acceso i riflettori dell’arrampicata mondiale sul Buco del Piombo. Ora questa storia alpinistica è raccontata in un documentario che celebra l’evoluzione dell’arrampicata sulle pareti del Buco del Piombo proprio grazie al racconto di alcuni dei suoi protagonisti. Si chiama “C’era una volta“ ed è stato realizzato dal team di Unica Tv. Le pareti, la valle Bova e la riserva naturale si mostrano come non si erano mai viste prima.