Quel diamante proibito che rivogliono tutti

"Aiutateci a riaprire il Buco del Piombo": l’appello condiviso da una delle proprietarie dell’area riaccende i riflettori sul tesoro abbandonato

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di Federico Magni

C’è chi è rimasto talmente incantato dalle immagini dell’immensa volta del Buco del Piombo da aver percorso mezza Europa per provare a scalare le sue pareti strapiombanti. Ci sono appassionati di speleologia che da anni sognano di addentrarsi nei meandri della montagna, fra cunicoli, sifoni e stanze imponenti, partendo dall’ingresso della grotta che domina la Valle Bova sulla montagna di Erba. E ci sono tanti curiosi che non hanno mai avuto nemmeno l’occasione di salire i gradini oltre il cancello che sbarra l’ingresso della caverna. Il diamante della Valle Bova resta un gioiello proibito, ma una serata molto partecipata organizzata dal Cai di Erba al teatro Excelsior, durante la quale sono stati presentati due documentari dedicati alla storia alpinistica e speleologica della grotta, ha avuto il merito di riaccendere i riflettori sulla possibilità di riaprirlo al pubblico e forse, per la prima volta, tanti dei fattori che negli anni scorsi si erano messi di traverso ora finalmente sembrano coincidere.

"Faccio un appello a chi volesse aiutarci a tenere aperto il Buco del Piombo – ha commentato Camilla Sossnovsky, al termine della presentazione -. Sono l’altra proprietaria della grotta. Mi ha fatto molta impressione vedere il film e le immagini degli speleo all’interno, perché parte del nostro cuore è là dentro e siamo i primi che vorremmo riaprirla. Come ente proprietario e gestore l’abbiamo aperta fino a quando è caduto un masso nel 2010. Vederla così chiusa è un peccato. C’è tanta voglia di stare all’aperto. È cambiata l’attenzione verso il territorio e la grotta deve essere fruibile. L’abbiamo fatto per 20 anni e penso che sia fattibile. Con un po’ di buona volontà potremmo darci da fare e renderla nuovamente accessibile". Tolgono il fiato le immagini dell’esplorazione della grotta da parte del gruppo speleo di Erba. Così come quelle degli scalatori dei Ragni di Lecco che hanno aperto un’impressionante via che percorre l’intera volta fino a uscire sulla parete che sovrasta la valle.

Se ci trovassimo in Slovenia, in Austria o in Svizzera ci sarebbe una lunga lista d’attesa per prenotare una visita, mentre qui la grotta è di fatto abbandonata a se stessa da vent’anni, nonostante nel frattempo sia nata una riserva naturale regionale della quale il Buco del Piombo è il simbolo e i lavori per evitare nuovi crolli di roccia dalla volta si sono conclusi.

"Ci sono problemi di gestione – conferma Claudio Proserpio, presidente del Cai di Erba - Chi si prende l’onore di tenere aperto quel luogo? Ci vuole del personale. Persone all’ingresso e persone che accompagnano i visitatori nella grotta. Ci sono accordi con l’Università di Como ma per ora sembra tutto fermo. Bisogna vedere se si riuscirà a concludere. Come Cai l’avevamo aperto per un anno. Sicuramente oggi noi non saremmo disponibili perché vorrebbe dire impiegare tutto il gruppo speleo solo per quello. Il Cai è l’associazione più grande di Erba ma quello non è il nostro compito. L’amministrazione dovrebbe scegliere cosa fare. E questo è il momento. Aprire il Buco del Piombo alle visite al pubblico o

lasciarlo ancora abbandonato a sé stesso? Intanto la gente entra lo stesso e senza controllo lascia un sacco di sporcizia. È un patrimonio storico-naturalistico all’interno del parco della riserva Valle Bova. Cosa dobbiamo farne?".