"Lo sport mi ha salvato. E ora aiuto gli altri"

Valentino Statella, campione nazionale di sollevamento pesi: dall’incidente stradale all’apertura della palestra per chi ha disabilità

Valentino Statella, campione nazionale di sollevamento pesi

Valentino Statella, campione nazionale di sollevamento pesi

di Simona Ballatore

"Lo sport mi ha aiutato anche nei momenti più difficili della mia vita. L’ho trasformato da passione in professione e ora cerco di aiutare altre persone proprio con lo sport": Valentino Statella, 49 anni, è campione nazionale di sollevamento pesi, alza 120 chili, già referente regionale Fipe, Federazione italiana pesistica, per l’attività paralimpica e vicepresidente regionale del Comitato italiano paralimpico.

Quando ha iniziato ad allenarsi?

"Ho sempre avuto un ottimo rapporto con lo sport. E ho cominciato presto l’attività in palestra, a 13 anni. Prima giocavo a calcio e facevo un po’ di tutto. Ero fisicamente esile e volevo irrobustirmi un po’. Ho cominciato con il sollevamento pesi e con le arti marziali. Mi allenavo ogni giorno: tre allenamenti in sala pesi e due in arti marziali.

Così fino all’età di 22 anni".

Poi cos’è successo?

"Un incidente stradale mi ha costretto sulla sedia a rotelle: lesione midollare. Io pensavo circa 80 chili, dopo un anno di ospedale ero arrivato a pesarne 45. Ero debilitato e la difficoltà maggiore è stata ritornare a fare le cose che facevo prima. Ho capito che lo sport mi serviva ancora di più".

Ha mai avuto paura di non poterlo fare più?

"Certo, all’inizio avevo paura sì. Ho lasciato le arti marziali, ho cominciato con qualche ’pesetto’ a casa, ma ho capito che mi bastava superare qualunque imbarazzo per tornare nella palestra dove mi allenavo. Ho sentito l’esigenza di farlo".

Ed è arrivato anche a conquistare il titolo italiano.

"Ho iniziato a fare gare pesistiche più come gioco e scommessa. Da lì mi sono fatto prendere dalla passione e siamo andati oltre. Ma il risultato più importante è aiutare altre persone attraverso lo sport: abbiamo la nostra palestra LifeAbility frequentata perlopiù da persone con disabilità motoria. Ho messo a frutto l’esperienza mia, personale, e ho studiato per intraprendere questa attività, partecipando a corsi come preparatore atletico, personal training, istruttore. Una formazione e un impegno che continua tutt’ora a distanza di 20 anni".

Quali sono state le soddisfazioni più grandi?

"Nella formazione la più grande è stata diventare un docente federale e insegnare ad altri istruttori - nonostante la carrozzina e tutte le mie problematiche - un percorso studiato per trattare persone con disabilità e lesioni midollari".

E dal punto di vista sportivo?

"Sono salito tante volte sul podio dei campionati italiani, poi ho lasciato per motivi personali, ma da sei anni consecutivi vinciamo titoli nazionali con la nostra società".

Come ha impattato il Covid sulla vostra attività?

"Abbiamo avuto anche noi perdite, non solo in termini economici, ma in termini di risultati: molti dei nostri associati e iscritti stando fermi hanno perso quello che avevano guadagnato con tanta fatica. La prima preoccupazione è per la salute. Siamo rimasti allibiti quando le prime strutture a chiudere sono state proprio quelle sportive, nonostante si sappia che creano benessere e rafforzano le difese immunitarie".

E adesso preoccupa il caro energia?

"Purtroppo, come ogni attività, siamo un po’ in crisi. Faccio un semplice esempio: nella nostra palestra abbiamo una stufetta in bioetanolo. Mentre prima con 120 euro compravamo tre bidoni di liquido, oggi alla stessa cifra ne prendiamo due. I rincari sono stati pazzeschi e soprattutto le realtà piccoline come la nostra fanno fatica".

A Como nasce il primo campionato delle società sportive di raccolta fondi. Cosa ne pensa?

"È un’iniziativa molto utile, soprattutto in questo periodo. Anche per far conoscere le realtà che ci sono e il valore dello sport, che può davvero migliorare la vita".