Il tributo a papà, dieci anni dopo Bello, onesto, generoso. Come lui

Il figlio Paolo, grande musicista, il 29 sul palco a Legnano e il 30 in platea al Lirico per una serata speciale. E il 3 giugno, giorno del suo 88° compleanno, "Jannacciami!" agli Arcimboldi con Nek, J-Ax e Abatantuono

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di Andrea Spinelli

Bello, onesto, generoso. Per Paolo Jannacci il tributo di Elio al padre Enzo può riassumersi in tre aggettivi. "Anche se ho avuto modo di vederne solo qualche frammento su YouTube – ammette –. Per intero lo vedrò al Lirico il 30. No, non il 29, nel decennale della scomparsa di papà, perché io quella data l’ho rimossa dal calendario. Di solito sono gli altri a ricordarmela, tant’è che quella sera, ignaro di tutto, ho messo in agenda un concerto a Legnano".

Ma con Elio vi sarete parlati prima che lo mettesse in scena.

"Sì, ed è stato molto particolare, perché lui temeva che il progetto potesse darmi fastidio. Gli ho spiegato che non negherò mai ad alcuno il diritto di ricordarlo e tantomeno ad un professionista di grande rigore come lui".

Questo anniversario a cifra tonda però un suo pensiero lo meriterebbe.

"Infatti, organizzo una serata in onore di papà il 3 giugno, giorno del suo 88° compleanno, agli Arcimboldi. La serata s’intitola “Jannacciami!. Un abbraccio in musica a Milano” e vedrà la presenza di una grande orchestra oltre che di amici come Nek, Paolo Rossi, Ale e Franz, J-Ax, Cochi Ponzoni, Massimo Boldi, Diego Abatantuono. O almeno io li ho invitati, perché si sa che tra il dire e il fare c’è di mezzo l’arrivare. Ci sarà pure Elio per cantare assieme ‘Ci vuole orecchio’ e ‘Silvano’. Ornella Vanoni, invece, mi ha risposto con la sua solita autoironia: se sono ancora viva, vengo senz’altro. Insomma, una festa più che una cerimonia".

Cos’altro c’è in preparazione?

"Un docufilm curato dal regista Giorgio Verdelli con tanti ricordi e alcune performance realizzate appositamente".

Suo padre lo racconta pure tra le pagine della nuovissima biografia “Ecco tutto qui”.

"Tutto quello che avevo da dire pensavo di averlo messo dodici anni fa in ‘Aspettando al semaforo’. Sono stati quelli di Hoepli a spronarmi, dicendo che secondo loro c’era ancora molto da raccontare e mettendomi al fianco un giornalista-amico come Enzo Gentile".

Con che animo s’è messo al lavoro?

"Volevo un libro di pura pulsione, soggettivo, com’era papà veramente. Anche se con la necessaria mediazione giornalistica. Con Gentile abbiamo pensato ad un racconto per decadi. Pure il titolo ‘Ecco tutto qui’ m’è venuto quasi d’impulso, con richiamo all’omonimo pezzo scritto dal papà nel ’79. Insomma, un manuale di cuore, ma ragionato. Abbiamo tralasciato un miliardo di cose, ma l’essenziale c’è tutto".

Grazie anche alle testimonianze di tanti amici.

"Alcune sono citazioni, ma il grosso degli incontri è stato realizzato appositamente per questo volume. In varie forme. Vasco Rossi, ad esempio, ha scritto una lettera, Paolo Conte risposto a delle domande, Cochi Ponzoni ha preferito un incontro. Tanti tasselli che contribuiscono a comporre un’immagine a tutto tondo".

Tra le tante foto che durante la compilazione del libro le sono passate per le mani, ce n’è una che le ha fatto più tenerezza delle altre?

"Senz’altro quella che tengo ancora oggi incorniciata sul pianoforte. Uno scatto di fine anni Settanta in cui mi papà tiene in braccio e mi fa il solletico".

Qual è la parte del racconto a cui si sente più legato?

"Probabilmente, quella dell’ultimo periodo. Quando, archiviata la confusione degli anni Novanta, con papà ritrovammo nel suono acustico, nel jazz, stabilizzando attorno a noi una band con cui avremmo girato poi i teatri per un decennio. Solo a posteriori mi sono reso conto che questa nuova formazione aveva la stessa impostazione di quella che accompagna un grandissimo d’oltre oceano come Billy Joel. È stato grazie proprio a questo cambio di passo che il pubblico s’è forse reso conto di avere davanti uno ‘chansonnier’ ancora da scoprire".

Già, il pubblico. È stato sempre dalla vostra parte?

"Ricordo che prima di ogni concerto papà mi diceva: ma stasera c’è gente? E io lo confortavo. Non è stato sempre così. Ricordo ancora che nel ’98, nonostante la partecipazione al Festival di Sanremo con ‘Quando un musicista ride’, dovemmo cancellare un concerto proprio qui a Milano per la bassa prevendita. Per noi Jannacci il successo non è mai stato una cosa scontata".

“Strana la vita, come se la vita fosse un modo di morire” dice il testo di “Ecco tutto qui”.

"Parlare di Enzo significa parlare di cuore. Perché lui, da medico, oltre ad averlo studiato all’università, riusciva a metterlo in qualsiasi cosa facesse. Anche nei guai cercava sempre di cogliere il lato divertente e surreale. Ricordo ancora che, quando recuperai questa canzone del lontano ’79 per rimasterizzarla, lui si lasciò andare ad un ‘eh Jannacci, ma che tristezza, adesso ti metti pure a fare il filosofo?’".