PAOLO GALLIANI
Trova Mi

Isola dei Sapori . Tra oblò e carte nautiche si trova la vera identità della cucina di mare

Il terzo (e più recente) ristorante del Gruppo Sapori Italiani dopo i successi di “Al Fresco“ e l’Antica Osteria Cavallini .

Scelta o pura coincidenza? Il dubbio è amletico ma anche comprensibile di fronte alla curiosa apertura di un primo ristorante, poi un secondo e infine un terzo, in anni diversi ma sempre e comunque il “1 aprile”. Quando ne parla, Luca Bertoluzzi tradisce una certa predilezione per la seconda ipotesi, forse per la fascinazione per l’imprevedibile e l’imponderabile che subiscono anche le persone come lui, commercialista pragmatico e cartesiano, prestato, o meglio, convertito, alla ristorazione di alta qualità grazie alla felice combinazione di fattori propiziatori: Luca che s’innamora di Cinzia, figlia di Silvano Alambra, un gigante del mondo del food a Milano, founder ed ex proprietario del brand “Panino Giusto”; e Luca che accetta l’invito del suocero a usare la propria competenza in materia fiscale e gestionale per assumere il ruolo apicale di amministratore delegato del Gruppo “Sapori Italiani”, holding da 180 dipendenti e 15 milioni di fatturato l’anno che aggrega diversi marchi commerciali e che controlla appunto tre ristoranti a Milano. Storia imprenditoriale esemplare. Perché se un’impresa è un riuscito mix di idealismo, visione e senso di appartenenza, è evidente il fil rouge che lega le tre location, a dispetto del mood estetico, della frequentazione e della cucina che pure le distingue.

Certo, difficile dedicare solo scampoli di tempo al ristorante-bistrot “Al Fresco” di via Savona, il primogenito del Gruppo, ricavato in quella che per anni era stata una scenografica serra urbana, con la facciata rivestita dalla vite americana, i decori shabby-chic e provenzali, un dehors-giardino che in città pochissimi altri indirizzi possono vantare. E se non è il locale che Luca ama maggiormente è perché con i ristoranti è come con i figli: se hai una preferenza, deve essere più che discreta. Anche se è difficile non rimanere incantati di fronte a un “luogo d’incontro con cucina” (è la scritta che campeggia all’ingresso) così speciale dove lo chef Andrea Mangiaracina, ex-Langosteria, propone un viaggio tra tempura di fiori di zucca ripieni di baccalà mantecato, spaghettini verrigni con calamaretti spillo e bottarga di Cabras e Tataki di tonno rosso del Mediterraneo destreggiandosi nel gioco di sapori e proporzioni, contrasti e accostamenti.

Per carità, a rivendicare riguardo c’è l’Antica Osteria Cavallini di via Macchi con l’allure del “locale storico certificato” e firmato da Samuel Boktor che ha saputo attraversare il tempo riuscendo a rimanere un punto fermo per i milanesi desiderosi di celebrare momenti importanti della vita davanti a piatti intramontabili di cucina italiana con qualche solfeggio meneghino (tra i must, l’ossobuco di vitello in gremolada con il risotto). Se è per quello, difficile non trovare intrigante l’atmosfera dell’Isola dei Sapori, ultimo nato (1 aprile 2024) tra i ristoranti della maison della famiglia Bertoluzzi-Alambra e vero attracco gourmet per i diportisti del fine dining interessati a pranzare e cenare in un locale elegante ma non paludato e impreziosito da oblò e carte geografiche della navigazione che fanno il verso alla cucina di mare curata da Emanuele Ballesio con la supervisione sempre di Andrea Mangiaracina, tra un teatrale banco del pesce fresco e ricette iconiche à la carte come i Gamberi alla Catalana con mango e pomodorini Camone e la Fregola sarda ai frutti di mare. Cerchi la sintesi ben sapendo che la società di Luca, Cinzia e Silvano è un arcipelago dove le isole sono tra loro distinte. E alla fine è proprio lui, l’ad 46enne del Gruppo “Sapori Italiani” ad indicarla. E a trovare l’assonanza tra i tre ristoranti anche senza rievocare la coincidenza del “1 aprile”. "Vestono abiti diversi. E comunicano emozioni distinguibili. Ma li accomuna lo stesso mood: ristoranti non modaioli, dalla forte identità e capaci di durare nel tempo". La chiamano saggezza, un’arte selettiva: dare importanza alle cose che contano.