Sondrio, tentato omicidio: avvocato condannato

Nove anni e otto mesi a Riccardo Tarotelli che sparò tre colpi alla convivente che voleva lasciarlo

Imputato e condannato l’avvocato Riccardo Tarotelli (a sinistra)

Imputato e condannato l’avvocato Riccardo Tarotelli (a sinistra)

 

Sondrio, 26 maggio 2022 - Nove anni e otto mesi di reclusione, ossia due anni e otto mesi in più della richiesta formulata, durante la requisitoria, dal pm Stefano Latorre. La sentenza è stata pronunciata ieri alle 13.30 dal giudice Fabio Giorgi, al termine del processo con rito abbreviato, quindi con lo sconto di un terzo della pena che, diversamente, sarebbe stata vicina ai 14 anni. Imputato e condannato l’avvocato Riccardo Tarotelli, 43 anni, di Berbenno, in Tribunale per diverse imputazioni: tentato omicidio della convivente e madre della loro figlioletta, Jessica Maurovich, 31 anni, ex giocatrice prof di volley di Trieste, sequestro di persona della bimba, allontanata dal luogo degli spari, rapina, della borsa della donna, maltrattamenti in famiglia e per contravvenzioni legate al porto dell’arma.

Il giudice Giorgi lo ha assolto dalle accuse di sequestro di persona e rapina, confermando invece la tenuta della ricostruzione accusatoria formulata dal magistrato Latorre che aveva coordinato le indagini dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Sondrio con il supporto dei colleghi della caserma di Berbenno. All’udienza è intervenuta pure l’avvocato Marina Silvia Mori del Foro di Milano, in rappresentanza della piccola come parte civile. L’avvocato Enza Mainini, studio a Morbegno, ha invece seguito l’intero iter dibattimentale e preliminare per conto dell’ex atleta di pallavolo friulana, anch’essa costituita parte civile. Il Gup, inoltre, ha disposto un risarcimento provvisionale di 50mila euro a testa per mamma e figlioletta.

"Mi aspettavo una pena più severa - ha commentato a caldo Jessica Maurovich, con a fianco il papà Giovanni che l’ha sempre seguita nell’intera vicenda giudiziaria e nelle trasferte in Valtellina per avere giustizia -. In particolare, non immaginavo potesse essere assolto dall’imputazione di sequestro". Il grave fatto di sangue avvenne nella casa della coppia, a Berbenno, il 26 giugno 2019. Durante una lite in camera da letto, il legale esplose tre colpi con una P38. Lei rischiò grosso."Partirono in modo accidentale", si è sempre difeso lui.

E il suo avvocato, Marco Lamberti di Roma, ha chiesto la derubricazione del tentato omicidio in lesioni gravissime, mentre il suo assistito - che anche oggi esercita la professione fuori provincia - ha affermato che "mentre tenevo in mano la pistola, Jessica mi ha aiutato a sparare". E che il revolver era nel comodino della camera ("Mai stati comodini in camera, li odiavo", la replica della trentenne). Non solo: ha sostenuto che la figlioletta di 18 mesi mai avrebbe potuto correre pericoli con la pistola, impossibile la maneggiasse. "Quando ho sentito, in aula, certe cose, certe abnormi falsità, mi veniva il vomito", ha dichiarato Jessica al termine del processo. Fra 60 giorni le motivazioni.