
Carabinieri fuori dalla caserma dell’Arma di Tirano
Sondrio, 25 settembre 2020 - In due distinte operazioni anti-droga, condotte dal Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Sondrio, con il supporto dei colleghi della caserma di Berbenno, e dal Norm della Compagnia di Tirano, nelle ultime ore sono state arrestate otto persone, colpite da altrettante ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Sondrio, su richiesta del facente funzione di procuratore Elvira Antonelli e della collega Maria Lina Contaldo.
Per quanto concerne la prima sono stati arrestati Robert Castiglione, 46 anni, ora in carcere, e la moglie Maria Letizia Violanti, 50enne, ai domiciliari, con il bulgaro Verbenov Svilen Borison, 60 anni, bracciante agricolo a Berbenno, anch’egli dietro le sbarre, e Omar Iglesias Morana, 39 anni, nativo del paese valtellinese e adesso alla detenzione in casa. I 4, al termine degli accertamenti investigativi dei militari del maresciallo capo Raffaele Sicignano, sono accusati di almeno 300 episodi di spaccio di cocaina ed eroina, di cui si approvigionavano in Brianza per smerciarla, poi, in Valle a una cerchia di consumatori, in molti casi, pure loro insospettabili: artigiani, imprenditori, professionisti, commercianti. I clienti, pensando di evitare le indagini, si rivolgevano agli indagati proprio per la loro apparente insospettabilità e, quindi, estraneità al mondo dello spaccio; dal canto loro gli arrestati, pure per la mole di richieste, facevano pagare le dosi a prezzi decisamente alti, arrivando a chiedere 100 euro per un grammo di cocaina. I due uomini, lo scorso agosto, vennero già arrestati in flagranza di reato con 20 grammi di coca.
Brillante anche l’operazione condotta in porto, a Tirano, dagli uomini del maresciallo maggiore Sebastiano Mastrogiovanni, coordinamento del magistrato Elvira Antonelli e ordinanze firmate dal giudice Pietro Della Pona. L’organizzazione criminale era dedita allo spaccio nel circondario di Tirano. La sostanza smerciata era, in prevalenza, cocaina e marjiuana. La banda si componeva di un promotore/ideatore, il marocchino del ’91 Kamal Afkir, con regolare contratto di bracciante agricolo per la cura dei meleti nel Tiranese, ma dedito evidentemente a un lavoro più redditizio, dalla moglie, casalinga, l’italiana Michela Tullio di quattro anni più giovane, quale ausiliatrice e materiale spacciatrice al dettaglio, dal collaboratore/autista Timothy Khalil, cuoco nato a Londra, del 1980, ma con passaporto italiano, e dal corriere Ivan Felappi, imbianchino di Artogne (Brescia). Insomma, una piccola “azienda dello spaccio” in cui ognuno rivestiva un ruolo preciso e non destava eccessivi sospetti perchè, ufficialmente, con un’occupazione. I tre uomini sono stati rinchiusi nel carcere sondriese di via Caimi, mentre il provvedimento restrittivo della libertà per la donna è più soft, ossia prevede la detenzione domiciliare. Il mercato, è stato documentato dagli investigatori dell’Arma, era florido anche durante il lockdown. Centro dello spaccio la casa dei coniugi, presso la quale si recavano i clienti, anche minorenni, previo contatto telefonico o via social network. Del rifornimento, nel Bresciano, si occupava il bracciante agricolo, anzichè recarsi nei meleti. Oppure l’ordinativo veniva fatto, talvolta, all’imbianchino-corriere Felappi il quale provvedeva di persona alla consegna a domicilio, alla coppia, della sostanza ordinata, nascondendola nei bidoni di malta sull’auto della ditta. Durante l’indagine sono stati sequestrati 80 grammi di cocaina, 700 di marijuana e oltre 10mila euro in contanti e 320 franchi svizzeri.