
Gianfranco Cucchi, per tanti anni direttore dell’Unità coronarica a Sondrio
Sondalo (Sondrio), 9 agosto 2020 - "Perchè è stata chiusa la Riabilitazione cardiologica a Sondalo ?". La Riabilitazione cardiologica dell’ospedale “Morelli” di Sondalo è stata operativa per 40 anni e qui sono stati ricoverati molti ammalati operati al cuore nelle varie cardiochirurgie lombarde. Gli ammalati provenivano, in parte, dal territorio della provincia di Sondrio, ma in grande percentuale anche da fuori provincia spinti qui dall’ambiente salubre in cui opera la struttura ospedaliera dell’Alta Valtellina e dall’ottima assistenza fornita dal personale sanitario, medici, infermieri e oss.
"Ad onor del vero - dichiara il dottor Gianfranco Cucchi, per tanti anni direttore dell’Unità coronarica e cardiologica dell’ospedale di Sondrio - nei prima anni 2000 era stata operativa una Riabilitazione cardiologica anche a Morbegno che poi, inopinatamente, è stata chiusa. Il disappunto viene espresso da un ammalato della media Valtellina che, in questi giorni, è stato operato al cuore con successo in una Cardiochirurgia lombarda. In questi casi è previsto un periodi di convalescenza/riabilitazione, all’interno di una struttura ospedaliera, della durata di circa 21 giorni. Questo paziente di 65 anni è costretto a svolgere questo periodo di ospedalizzazione fuori provincia, a 160 chilometri di distanza dai propri cari perchè la Riabilitazione cardiologica a Sondalo non è stata ancora riattivata".
Per quale motivo? Giriamo la domanda all’alta dirigenza dell’Azienda Ospedaliera. Il fatto di aver ricoverato numerosi ammalati di Covid, nella fase dell’emergenza sanitaria, ma oggi ci risulta che sono poche unità, non sembra giustificare questi ritardi. Poi va aggiunto che l’ospedale di Sondalo è composto da diversi padiglioni che assicurano, pertanto, la possibilità di ricoverare altri degenti in totale sicurezza. Nel nosocomio di Sondrio, purtroppo, invece, questa sicurezza non è stata garantita anche per motivi strutturali. "Questo episodio del paziente che si deve recare a Tradate, in provincia di Varese, per la riabilitazione - sottolinea il dottor Cucchi, esperto di politica sanitaria - dimostra che, al di là di manifestazioni popolari di protesta, pure importanti, ci vuole la volontà politica e tecnica per soddisfare le esigenze di salute dei nostri convalligiani. Ci vorrebbe più consapevolezza ed empatia da parte della dirigenza sanitaria su questi problemi che, comprensibilmente, stanno a cuore alla popolazione di Valtellina e Valchiavenna. Che, da anni, chiede una buona offerta in campo sanitario. Invece, a livello provinciale, da tempo si assiste a una vera fuga di pazienti in strutture extraprovinciali, alla ricerca di cure adeguate, e anche di camici bianchi che emigrano altrove".