Scomparso in Valmalenco, il cane di Mattia punta al rifugio

L’animale del giovane di Albavilla non si è allontanato lungo i sentieri. Del padrone ancora nessuna traccia

I rilievi dei carabinieri nel rifugio

I rilievi dei carabinieri nel rifugio

Chiesa in Valmalenco (Sondrio), 22 dicembre 2018 - Nei giorni successivi alla scomparsa di Mattia Mingarelli, il 7 dicembre, il cane dell’agente di commercio è rimasto nella località Barchi in Valmalenco, dove era arrivato con il suo padrone. Anche l’animale, che si chiama Dante, così come familiari e amici, ha cercato l’agente di commercio di 30 anni, e non si è dato pace. Per giorni, dopo la sparizione dell’uomo residente ad Albavilla, l’animale non si è mosso dalla zona della baita di famiglia, né si è allontanato lungo i sentieri che pure il suo amico umano percorreva. Per molte ore è sembrato che cercasse il padrone proprio fra quei muri e quei viottoli, fino al Ristoro Barchi, dove Mattia è stato visto l’ultima volta.

Sabato mattina, una settimana fa, il cane Dante è stato trovato mentre vagava spaesato nella zona della baita della famiglia Mingarelli e del Ristoro Barchi, proprio dove Mattia è stato visto l’ultima volta. Il suo comportamento sembrerebbe suggerire una ipotesi: Mingarelli non si sarebbe allontanato a piedi ma, volontariamente o costretto, potrebbe essere salito, ad un certo punto, su di un veicolo. Non ci sono “piste olfattive” che il suo animale sta seguendo o abbia seguito.

Gli inquirenti, nei giorni scorsi, non hanno lasciato nulla al caso e, oltre all’utilizzo di cani molecolari impegnati nella ricerca del giovane, hanno verificato che le motoslitte parcheggiate in zona non fossero state messe in moto proprio nei giorni della scomparsa dell’agente di commercio. Dopo l’ennesimo tentativo infruttuoso portato avanti dalle forze dell’ordine – il drenaggio del lago Palù, a quasi duemila metri di quota, effettuato dai carabinieri subacquei di Genova – la teoria di un malore o di un tragico incidente, magari sopravvenuto in seguito ad un allontanamento volontario, sembra farsi sempre meno probabile.

Le indagini sono, ovviamente, portate avanti nel massimo riserbo, ma si fa sempre più concreta l’ipotesi che il fascicolo aperto dalla Procura di Sondrio contenga ipotesi di reato come omicidio o sequestro di persona. Ad essere orientato su questa lettura degli eventi è anche un amico fraterno di Mingarelli, Luca Sparascio, che nei giorni scorsi sulle sue pagine social ha ribadito: «Mattia non se n’è andato, me l’ha portato via qualcuno e tutti noi vogliamo sapere cosa è successo veramente e ritrovarlo!». Ora gli inquirenti sembrano concentrare gli approfondimenti sullo studio dei tabulati telefonici: abbandonate le ricerche a tappeto, i carabinieri stanno portando avanti indagini di tipo investigativo.

Intanto della scomparsa si è anche occupata la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, che si è concentrata sulla testimonianza di Giorgio Del Zoppo, il gestore del ristoro Barchi. È l’ultima persona ad aver visto Mingarelli e già è stato sentito più volte dagli inquirenti come persona informata dei fatti. Il suo racconto presenterebbe alcune incongruenze. Dettagli da mettere a fuoco.