Chiavenna, don Andrea colpito da fibrosi: la fede contro la malattia

"Spero di essere d’aiuto ai giovani"

Don Andrea Giorgetta a fianco di monsignor Oscar Cantoni

Don Andrea Giorgetta a fianco di monsignor Oscar Cantoni

Chiavenna, 18 maggio 2019 - Nonostante sia stato l’unico giovane, sei anni fa, che ha deciso, in tutta la diocesi, di intraprendere il percorso che lo porterà, sabato 8 giugno, a ricevere l’ordinazione presbiterale, il cammino di don Andrea Giorgetta, 30 anni, è stato tutt’altro che solitario. «Non è stato semplice decidere di iniziare un percorso lungo ed impegnativo ma ho avuto molta fiducia – sottolinea – Nonostante, in questi sette anni, il primo propedeutico con un altro giovane ma per sei l’unico seminarista del mio anno, il mio non è stato un percorso solitario: in molti, sia sacerdoti sia laici, mi hanno accompagnato facendomi sentire tutto il loro sostegno e il loro affetto».

Molti i motivi – primo fra tutti, ovviamente, la fede – che hanno spinto don Andrea, a vestire l’abito sacerdotale: «Il mio vissuto – sottolinea – è stato determinante: da sempre ho frequentato l’oratorio e questo ha certamente influito nell’avvicinarmi alla scelta che ho poi deciso di intraprendere». A rivestire un ruolo centrale nella sua formazione, però, anche molti incontri e importanti momenti di aggregazione e di condivisione, tra i quali le 4 «Giornate mondiali della gioventù», a cui Giorgetta ha preso parte nel corso degli anni. Molti, però, anche i momenti importanti – sia positivi che negativi – che hanno caratterizzato gli anni del seminario del giovane che, negli ultimi 12 mesi, ha operato come diacono presso la comunità pastorale San Francesco Spinelli a Gravedona: «Ho affrontato un cammino particolare – confida – oltre ad essere l’unico seminarista del mio anno, infatti, soffro di fibrosi cistica e si sono rivelati necessari alcuni periodi di ricovero ospedaliero. In seminario si studia molto.

È un percorso che può essere paragonato ad una laurea per il carico di esami da affrontare, e la mia preoccupazione era quella di non riuscire a tenere il passo ma ho sempre avuto fiducia nelle persone che mi sono sempre state accanto». La decisione di dedicare la propria vita al sacerdozio non è, certamente, comune tra i ragazzi di oggi: «È un percorso lungo, che può apparire scoraggiante, ma non si è mai soli e, nell’intraprenderlo, non bisogna rinunciare ai propri sogni e passioni. In futuro spero di poter essere d’aiuto alle famiglie ed ai giovani della nostra diocesi».