Sondrio, aiutavano gli spacciatori: indagati 19 clienti

Colpiti da misure restrittive della libertà perché fornivano appoggio logistico ai pusher in cambio di sconti nell’acquisto delle dosi

I ricoveri di fortuna degli spacciatori nel bosco

I ricoveri di fortuna degli spacciatori nel bosco

Sondrio, 15 luglio 2020 -  All’alba di ieri i carabinieri della Compagnia di Sondrio, in collaborazione con i colleghi delle Compagnie di Chiavenna, Tirano e Lecco, in tutto una quarantina di uomini, hanno dato esecuzione in Valle e a Colico a 19 misure cautelari di obbligo di dimora a carico di altrettanti professionisti, commercianti, operai, camionisti indagati di concorso in produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti. L’attività investigativa dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Sondrio, scattata a marzo, trae origine, oltre che dall’attento controllo del territorio, dalle segnalazioni di alcuni cittadini che hanno informato le forze dell’ordine di movimenti sospetti di auto nella zona del viadotto del Tartano, nel territorio comunale di Talamona.

In una conferenza stampa convocata ieri al Comando provinciale dell’Arma sono stati illustrati i dettagli dell’“Operazione Pandemia”, sfociata sabato nell’arresto in un bosco, lungo la provinciale 11 della Valtartano, del 28enne marocchino Mourad Sanhaji, ritenuto il capo della banda di spacciatori, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Pietro Della Pona, su richiesta del sostituto procuratore Maria Lina Contaldo che ha coordinato l’indagine. Oggi Sanhaji sarà sottoposto a interrogatorio di garanzia. Quello stesso giorno un presunto complice, coetaneo e pregiudicato per reati di droga come il connazionale ora rinchiuso nel carcere di via Caimi, nel tantativo di sfuggire ai controlli dei militari è caduto da uno sperone roccioso e, dopo un volo di 30 metri, si è sfracellato nella sottostante strada morendo sul colpo. Ieri il magistrato, pur essendo chiaro come sia avvenuto l’incidente e le ragioni del decesso, ha annunciato di avere disposo l’autopsia, per chiarire se, al momento della fuga, si trovasse sotto l’effetto di stupefacenti e per fugare qualsiasi eventuale dubbio sulla dinamica stessa della tragedia.

«Il morto - ha spiegato il pm Contaldo - non era destinatario di una misura cautelare, ma si trovava, in quel momento, in un ambiente di spaccio. Questa nuova indagine, come altre in passato, conferma che il problema-droga è molto presente in Valtellina. Anche l’acquisto di piccole quantità finanzia attività criminali. In questo caso, inoltre, ci siamo trovati di fronte a un fenomeno in parte inusuale: alcuni clienti, quelli raggiunti dalla misura restrittiva, su un centinaio di clienti complessivi, appoggiavano i magrebini che stazionavano per giorni nel bosco, dove avevano realizzato dei veri e propri giacigli e accampamenti". "I 19 clienti ora nei guai - ha aggiunto il maresciallo Raffaele Sicignano, alla guida del Norm di Sondrio - portavano nei boschi agli spacciatori fornelletti, coperte, sacchi a pelo, pranzi e cene, fornivano loro il beveraggio e provvedevano alle ricariche delle batterie dei cellulari. Li aiutavano a tenere la zona monitorata, ad avvisarli dell’eventuale presenze di nostre auto civetta. In cambio ricevevano un trattamento speciale nel pagamento delle dosi. Il giro d’affari stimato in 2mila euro al giorno".