Povertà, in Valtellina e Valchiavenna: un fronte che si amplia

Negli ultimi mesi assistite 2.869 persone

È notevole il sostegno ai bisogni della popolazione da parte del Banco alimentare

È notevole il sostegno ai bisogni della popolazione da parte del Banco alimentare

Sondrio, 9 luglio 2018 - La povertà esiste anche nell’oasi felice della provincia di Sondrio, e non è un problema che riguarda solo gli stranieri, ma anche i valtellinesi e i valchiavennaschi. Lo dicono i numeri diffusi dal Banco alimentare della Lombardia, ma lo confermano anche le iniziative promosse dagli enti caritatevoli per venire incontro a chi, per un motivo o per un altro, ha bisogno. È il caso, ad esempio, dell’iniziativa che la Caritas, grazie all’aiuto di decine di volontari molto impegnati, porta avanti ogni domenica a Sondrio, organizzando un pranzo, che diventa più che altro un momento conviviale, per circa una trentina di persone, che così possono trascorrere la domenica in compagnia, mangiando un ottimo pasto preparato dai volontari, e sentirsi meno soli. Tra le persone che approfittano di questa occasione anche famiglie di stranieri, certo, ma pure sondriesi, magari ex commercianti finiti in disgrazia, padri separati che non riescono ad arrivare a fine mese, persone sole, soprattutto uomini, che senza l’aiuto dei volontari potrebbero solo sognarsi un bel pranzo domenicale. Poi, i numeri sulla povertà in provincia di Sondrio, dati allarmanti. Sono 13 le strutture caritative in Valtellina e Valchiavenna che, nel 2017, hanno assistito 2.869 persone.

Una ricerca condotta l’anno scorso evidenzia come l’84,5% di queste strutture non registri una diminuzione degli assistiti, mentre il 34% ne rileva un aumento vero e proprio. Inoltre il 35,7% afferma di non aver visto nessuna persona assistita uscire dalla condizione di bisogno nel corso del 2017, mentre il 43,2% dichiara che sono meno del 5% le persone assistite che sono uscite dalla povertà. «Anche in provincia di Sondrio purtroppo il bisogno di molte famiglie continua a essere presente - afferma il responsabile provinciale del Banco alimentare, Federico Motta -. Le organizzazioni assistenziali servono sempre più famiglie. Ci sono categorie che non scendono come numero e che hanno povertà croniche: parliamo di persone senza lavoro (in molti casi extracomunitari), con situazioni difficili in famiglia come divorzi o la mancanza di casa. In realtà, il fatto che il Banco riesca a veicolare più alimenti, sia grazie alla giornata di raccolta sia con altre iniziative, viene supportato bene da sostegni paralleli come la raccolta strutturata della filiera agroalimentare e della grande distribuzione. Tentiamo anche noi ogni giorno di ampliare questa rete che ci fa ben sperare. C’è ancora molto da fare inoltre, in termini di collaborazione fra le associazioni che distribuiscono e le aziende che possono donare. La frontiera su cui lavorare è questa».