Piuro, dagli scavi spunta una moneta antica

Archeologi al lavoro, trovato un conio del Mille

Gli archeologi al lavoro (National Press)

Gli archeologi al lavoro (National Press)

Piuro (Sondrio), 20 giugno 2018 - Da due settimane è partita una nuova campagna di scavi volta a riportare alla luce un altro frammento della Piuro antica. Un team di 15 archeologi dell’Università di Verona sta sondando una zona già studiata durante la campagna dell’anno passato, situata sopra al sito degli scavi degli anni ’60, denominata «Mot del castel».

Il dosso interessato dai lavori è formato da una sottostante collina morenica, su cui si è accumulato il materiale franoso per altezze comprese tra i 3 e i 7 metri che ha sommerso le costruzioni e l’insediamento della vecchia Piuro. Qui l’équipe universitaria, nella scorsa estate, aveva rinvenuto opere architettoniche «nobili», destinate, molto probabilmente, a personaggi benestanti. Quest’anno i lavori, coordinati dal professor Fabio Saggioro, dureranno un mese – si concluderanno tra 15 giorni – e, in attesa di ulteriori rinvenimenti, alcuni giorni fa gli archeologi hanno riportato alla luce una moneta in argento, coniata dalla zecca di Milano e risalente al 1.100 circa.

«Stiamo operando ad una profondità di circa quattro metri – fanno sapere dal team di ricerca – Ormai le stratificazioni della Piuro moderna, quella del 1.600 sepolta dalla frana, sono state superate e stiamo intaccando il sito medioevale. Quest’area ci sembra possa custodire numerosi reperti e ha sicuramente molte potenzialità. Finita la campagna di quest’anno ci auguriamo di poter riprendere gli scavi la prossima estate». La speranza degli archeologi è quella di imbattersi in un edificio o in una strada: «In questo modo – proseguono gli studiosi – potremmo proseguire gli scavi utilizzando tali ritrovamenti come punto di riferimento. Confidiamo che nei prossimi giorni ci si possa imbattere in qualche cosa di interessante». Gli scavi di Piuro tentano, per la prima volta in Italia, e forse in Europa, di riportare alla luce un sito coperto da un evento franoso di questa portata. Difficile quindi capire come la frana che si è abbattuta sul borgo nel 1.618 – esattamente 400 anni or sono – possa influire sugli insediamenti umani: ciò che è certo è che il «Mot del castel» non ha ancora svelato tutti i suoi misteri.