Magni
Al circolo degli anziani durante il primo pomeriggio di
apertura del nuovo anno, l’atmosfera, che avvolgeva i
tavoli del gioco delle carte, è stata un po’ avvelenata da
un litigio tra i giocatori, uno scontro di una veemenza
molto più pesante dei soliti bisticci che accompagnano le
partite. E’ successo che “el sciur” Massimo, per tutti “el
Massimin” se l’è presa più volte, usando violenza verbale
con insulti sempre più pesanti, con il povero Carletto, il
socio che, secondo lui continuava a sbagliare a calare le carte in un’accesa partita a scopa liscia. A un certo punto
però, Carletto, ormai più che sdegnato e offeso dai
continui insulti, ha reagito scagliando contro il compagno
un pesante anatema: "O brutt Massimin. Te ghett la lingua ‘me un bernasc". Il modo di dire della lingua “come un bernasc” è ormai quasi del tutto
sconosciuto. Ma un tempo voleva dire che uno aveva una
loquela così grande e deforme da assomigliare a un
“bernasc” e quindi portata a dire idiozie ed esprimere
offese pesanti. Ma cosa è ‘sto “bernasc”? È quella
paletta di ferro con un lungo manico che serve per
muovere la brace sul camino ardente. Un attrezzo ancora
usato da quelli la cui casa è rallegrata da un bel camino
fiammeggiante. Sentirsi dire che la tua lingua è come
l’arnese del camino è ovviamente considerata offesa
pesante. Ed è stato così che lo scontro verbale tra
Carletto e Massim ha rischiato di scadere in rissa.
“El bernasc” del focolare si accompagna sempre con un
altro attrezzo assai utile, indispensabile, la “moeuja”.
Ovvero la “molla”, quella lunga pinza elastica che serve
per sistemare i tronchi di legno che bruciano sul camino.
Ma da dove viene “bernasc”, così lontano dall’italiano
“paletta”? Vi sono due versioni, una dice che giunge dal
tardo latino “pruna” che vuol dire “carbone ardente”.
L’altra invece sostiene che discende dal longobardo
“bernasck” che significa pressappoco “brace”. “Moeuja”
verrebbe dal “mollus” come d’altra parte l’italiano
“molla”.
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