EMILIO
Cronaca

Pa, scià ul sacch: me ne vado tutto è perduto

Carletto esprime disperazione al bar durante una partita persa, usando un vecchio detto brianzolo "O pà scià ul sacch" per significare che non c'è più speranza e bisogna andarsene.

Magni

O pà scià ul sacch: è stato il "grido d’allarme" espresso da Carletto, l’altra sera al bar davanti al teleschermo dove la sua squadra del cuore stava perdendo brutalmente la partita, dopo aver giocato molto male: senza speranze. Con quel "O pà scià ul sacch", Carletto ha voluto proprio dire che "non ci sono più speranze", che "ormai non c’è più niente da fare" e quindi è meglio abbandonare baracca e burattini e andare fuori dalle scatole. Si sprecano le metafore per esprimere una delusione. Ma questo "O pà scià ul sacch", appare proprio la più espressiva. Questa fu certamente esclamazione molto adottata nei tempi andati, soprattutto in tutta la Brianza. Adesso questo "O pà scià ul sacch" è evidentemente molto meno in uso (Carletto a parte) anche nella parlata popolare. Come per molti detti dialettali anche questo non porta praticamente a nessuna spiegazione, ad alcun significato logico la traduzione letterale in italiano. Cosa infatti potrebbe esprimere un "O padre dammi il sacco"? Invece se pronunciata in dialetto la locuzione ha una sua precisa ragione. In italiano il sacco è il sacco, cioè un contenitore: come si dice adesso. Una volta invece "ul sacch" era il recipiente di tela molto spessa e pesante che serviva per infilarvi indumenti ed ogni altra cosa che serviva per i viaggi. Il sacco era infatti il compagno immancabile del viandante. Quando si partiva, quando si lasciava la casa, si "prendeva su il sacco" e si andava. Dire quindi "O pa scià ul sacch" voleva significare, in modo molto malinconico e doloroso che si doveva partire, si doveva lasciare la casa. E più che un’espressione legata alla circostanza della partenza, questo "O pa scià ul sacch" era proprio un lamento. Voleva infatti esprimere il dolore che sorgeva per una situazione di difficoltà, di privazioni, di dolore, in cui era venuta a trovarsi la famiglia. Quindi non c’era altro da fare che andarsene. E il figlio si rivolgeva al padre, al capo della famiglia, per dirgli: "Ormai non c’è che andare via".

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