
Pietro Nera, al centro, brinda nella cantina di Chiuro
Chiuro (Sondrio), 18 marzo 2020 - Una tragedia della strada ha segnato ieri la Valtellina. In un tragico incidente stradale avvenuto attorno a mezzogiorno e mezzo, lungo la statale 38 dello Stelvio in località Fiorenza, nel territorio di Piateda, ha perso la vita Pietro Nera, 84 anni, anima dell’omonima Casa vinicola di Chiuro ereditata dal padre e poi sviluppata.
Alla guida della sua Daewoo Matiz, di colore grigio, percorreva la statale in direzione di Tirano, quando - forse per un improvviso malore - ha perso il controllo dell’utilitaria che è sbandata, finendo in un prato che costeggia l’arteria e sbattendo anche contro un muretto di una casa. Il grande ufficiale della Repubblica Nera, che viaggiava solo e non trasportava alcun passeggero, non ha avuto scampo. A nulla sono serviti i tempestivi soccorsi. Sul posto è giunta anche l’equipe medica con l’elicottero di Areu. Prima ancora del personale di un’autoambulanza sul luogo della sciagura stradale è giunto uno dei figli dell’affermato imprenditore vitivinicolo. "I primi a soccorrerlo, purtroppo in modo del tutto inutile, siamo stati io e mia moglie - racconta Simone, il figlio che che si occupa dell’aspetto commerciale dell’azienda -. Sono stato avvisato da un abitante della zona dell’incidente e io e mia moglie siamo accorsi sul posto". Stava dirigendosi verso la sua azienda, quando è avvenuta la terribile disgrazia che ha strappato alla Valtellina un uomo-simbolo della sua viticoltura, già vice presidente di Ascovini Lombardia.
«Conoscendolo, lo capisco perfettamente, si era permesso di fare un giretto sino a Sondrio - riferisce ancora il figlio Simone -. Non riusciva a stare chiuso in casa, per l’emergenza-Coronavirus. Ha preso la scusa di recarsi in città per prendere il pane per tutti. E l’ultimo giro in auto gli è purtroppo stato fatale. In macchina aveva le sue corone, con la mamma il pomeriggio recitava sempre il Rosario, non si perdeva mai la Messa alla domenica, era un papà di grande fede. Forse oggi pomeriggio, in forma privata perchè non si possono celebrare i funerali, riusceremo a dargli l’addio". «Ho avuto la fortuna di conoscerlo da subito, dal mio arrivo in Valtellina - dichiara Danilo Drocco, da aprile 2018 direttore della Casa vinicola “Nino Negri” di Chiuro - essendo la memoria storica della Valle di cui mi ha illustrato la storia e i vari aspetti, dimostrandomi di conoscere bene le sue dinamiche, dal suo punto di vista. Il traguardo della sua azienda è un risultato di grande lungimiranza. Un vero personaggio che ha saputo dare tanto anche sotto il profilo pubblico, in quanto negli anni Settanta è stato sindaco di Chiuro. Ho avuto occasione anche di vederlo in pubblico, sembrava un attore, nel senso buono del termine, è stato un grande oratore. Aveva una vera e propria caratteristica del personaggio: mi ha raccontato di storie di lavoro, di prezzi delle uve. Ha sempre creduto nella forza del brand della Valtellina, l’ha spinto anche nelle difficoltà".
"Ritira le uve come facciamo noi dai contadini - aggiunge Drocco - un aspetto positivo per la valle: permettiamo di mantenere in vita tante micro-aziende che sopportano tanti sacrifici. Mi ha presentato i suoi figli Simone, che cura l’area commerciale, Stefano l’enologo, Angela impegnata in ufficio, c’è poi anche l’altra figlia, Paola, che vive in altra provincia. Con loro mi confronto spesso sul nostro lavoro". Il presidente del Consorzio di tutela vini, Aldo Rainoldi: "Lo ricordo in una recente intervista a Tsn con un calice del suo vino in mano. Gli chiedono come reagire al dramma del Coronavirus e lui risponde sorridente: “Più che preoccuparsene dobbiamo occuparcene”. È stato un produttore cresciuto dalla gavetta".