L'orco in casa a Morbegno, violenza sessuale e stalking: patrigno condannato a 7 anni

Vittima una ragazzina che all’epoca dei fatti era ancora minorenne e rimase addirittura incinta. Ma trovò il coraggio di denunciare

violenza su minore

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L’orco era il compagno della mamma che, per anni, in un’abitazione del mandamento di Morbegno ha abusato di lei, all’epoca dei fatti minorenne e ora residente nel Milanese. L’imputato, approfittando della convivenza con la ragazza, avrebbe avuto ripetuti rapporti sessuali completi contro la sua volontà, in particolare nelle ore notturne nella camera da letto della giovane dove veniva raggiunta dall’aguzzino il quale, con forza, la spogliava e ne abusava, tappandole la bocca per non farla gridare, quando in casa a dormire c’era pure la madre. Rapporti che, a un certo punto, avrebbero addirittura causato una gravidanza interrotta da un aborto spontaneo, “disturbi dell’alimentazione” e “forti attacchi d’ansia” accertati in ospedale. Violenze sessuali all’insaputa della mamma, giunta da una provincia del Veneto per lavorare in Valtellina.

Quando Paola - nome di fantasia - ebbe la forza di ribellarsi confidandosi alla donna, trovò ospitalità nella famiglia di un’amica, l’imputato l’avrebbe tempestata di messaggi e chiamate, sino a commettere atti persecutori. E, assistita dall’avvocato Giulio Speziale con studio a Morbegno e Lecco, ha avuto il coraggio di querelare il patrigno.

Le indagini condotte dai poliziotti del sostituto commissario Marco Rosignoli della sezione Ps della Polizia Giudiziaria, in forza alla Procura, hanno portato Daniele Rubin Saglia Mucciarone, 60 anni, originario di Torino e residente a Roma, alle spalle una lunga sfilza di precedenti per reati contro il patrimonio, davanti ai giudici del Tribunale di Sondrio (presidente Valentina Rattazzo, a latere le colleghe Francesca Palladini e Giulia Estorelli). Tre le imputazioni: violenza sessuale, aggravata dal rapporto di convivenza, atti persecutori (il cosiddetto stalking) e lesioni.

L’imputato, difeso dall’avvocato Elda Leonardi del Foro di Lecco, che aveva chiesto l’assoluzione o in subordine la riqualificazione di un reato e la concessione delle attenuanti, oltre a negare la provvisionale, nell’udienza a porte chiuse, è stato condannato a 7 anni di reclusione, soltanto sei mesi in meno della richiesta formulata dal pm Giulia Alberti. Il legale Speziale, per la vittima costituita parte civile, ha ottenuto per la giovane cliente, nel frattempo divenuta maggiorenne, una provvisionale immediatamente esecutiva di 15mila euro. Il danno, per le violenze subite tra il 2008 e il 2011, sarà da valutarsi compiutamente in sede civile.

Il processo è durato alcuni anni e, per ricostruire l’intera delicata vicenda, sul banco dei testimoni sono sfilati numerosi testi, tanti conoscenti delle parti. Soltanto ieri si è appreso dell’esito processuale a Palazzo di giustizia nel capoluogo valtellinese. L’istruttoria dibattimentale, infatti, è durata a lungo, per fatti avvenuti in Bassa Valtellina e all’imbocco della Valchiavenna, sia per il cambio di alcuni giudici al Tribunale, sia perché l’imputato (assolto dalla sola accusa di lesioni) era nel frattempo detenuto in un carcere di uno Stato estero per altri motivi.

Il Collegio giudicante del Tribunale sondriese si è riservato la motivazione della sentenza entro novanta giorni. E l’imputato, attualmente a piede libero e che quando si è presentato in aula rispondendo alle domande ha fornito la propria alternativa versione, negando gli addebiti, se vorrà potrà ricorrere in Appello.